mercoledì 29 febbraio 2012
Uomini che scoprono le trombe
Sono reduce da una discussione accesissima con il professor Salvo Palazzolo che soltanto di recente, svegliandosi un mattino, ha appurato di avere un augello canterino appiccicato sul basso ventre. Ma che carino! Il punto è che da quel momento in poi ha deciso di farti pesare la presenza del fallico insaccato sbandierando, con stereotipatissime formule da maschio alfa-dolce&gabbana, il fatto che la sua creatura di carne, il suo vigoroso tremors riesca (teoricamente) a mietere vittime e a conquistare implacabile qualsiasi femmina della specie umana. All'uomo italiano contemporaneo non resta che appendersi al proprio cazzo nel goffo tentativo di darsi un tono perché non c'è proprio più nulla da fare. Poca merce da vendere, solo un pò de frutta sfatta e carne putrida attaccata da mosconi. Diderot, Freud o Rutherford il cazzo riuscivano a trovarselo già tranquillamente da soli, senza troppi esercizi empirici e in più trovando pure il tempo di lanciarsi in imprese culturali che hanno cambiato profondamente il mondo e la storia. Poi c'è gente che usa il proprio membro in modo creativo alterando la realtà con semplici gesti esilaranti. Una mattina, ad esempio, uscita presto di casa ho assistito ad una scena unica: un rom pisciava in mezzo alla strada e un bolognese con fare borghese lo apostrofava pateticamente a mò di maestrina, senza ricorrere manco ad una misera parolaccia, ma solo a tristi eufemismi da minestrone Bonduelle della serie 'cicici' 'papapa' 'sto cavolo' 'sta bietola' etc etc… Quello, di tutta risposta con la minchia ancora per aria, non solo continuava a spruzzare urina a volontà, ma se la rideva sotto al magnifico baffo inbirrato (che persino Roberto da Crema avrebbe invidiato) sbattendosene di brutto. Odiare i Rom è facile, ma bisogna ammettere che sono loro i veri fighi stronzi pulp della situazione!
A quattordici anni Noto (SR), una città che tra l'altro è piena di zingari ma dove a fare da padrone sono i pazzi, mi pareva New York city. Con il senno di poi mi sono resa conto che, una volta varcato quel pezzetto di terra oltre la porta di casa-colonne d'Ercole, non si può fare più a meno di spingersi oltre, sempre più in là, fino ad arrivare al punto in cui non è più la meta l'obiettivo da raggiungere, ma l'andare. Certo, a seconda del singolo carattere delle singole persone questo istinto che ti porta a violare i confini può essere più o meno sviluppato. Alcune persone, per la felicità di Ariosto, si accontentano di girare il mondo platonicamente, io, invece, non riesco proprio a darmi una frenata. Mia mamma lo dice in continuazione: << VILLANTI! >> che tradotto sarebbe un pò come dire 'girovaga!', 'nomade del cazzo!'. Tenere testimonianze di un'età ancora non troppo lontana: nella bolgia dei neofiti dell'asilo, un ampio dripping di nasi mocciolosi frignava per tornare dalla mamma; io, al contrario, non vedevo l'ora di cominciare la nuova avventura, contenta di trascorrere il mio tempo lontano da casa. Bruciare le tappe, aspirazioni naif d'indipendenza. Prima sigaretta? Dodici anni. E da lì non ho più smesso di fumare e fin quando avrò vita in corpo e la tosse o il cancro non mi distruggeranno, io continuerò a fumare.
Quante volte per compiacere qualcuno vi è capitato di cambiare occasionalmente abitudini? Per questa motivazione mi sono ritrovata a tollerare cattolici, a bere Southern Comfort, guardare film che contemplavano la presenza di Massimo Boldi, mangiare balene essiccate, parlare a voce bassa, ma ancora peggio a non fumare. Al già citato Axel l'odore del fumo nauseava perciò mi è toccato smettere di fumare per due anni di fila (e cioè in quel lasso di tempo in cui sono stata insieme a lui). Perdonami Dio Catrame perché ho molto peccato. In mia discolpa posso avvalermi del fatto che appena io e lo stronzone antifumo ci siamo lasciati ZAKKETE!
- Buonasera, posso avere un pacchetto di Camel lights per favore?
Via la plastica, strappo la stagnola con mano ferma, tiro fuori la prima sigaretta e la rimetto a rovescio nel pacchetto per chiari motivi scaramantici, afferro la seconda. Dalla tasca piglio l' accendino comprato nuovo di zecca per l'occasione e fiuuuu: accendo, tiro, respiro, fumo. Aaaaaaaa...
HO CAPITO COSA INTENDEVA IL MAITRE CHOCOLATIER DI LINDT QUANDO PARLAVA DI SCIOGLIEVOLEZZA CHE ARRIVA FINO AL CUORE!
Da lì in poi ho capito quanto sia importante seguire se stessi anche se si rischia di essere delle retoriche marionette controllate dai vizi del cazzo. Poi c'è a chi il vizio gli dona e a chi no. Ci sono vizi più sfigati e vizi più graziosi. Tipo a Bologna c'è una strana tipologia di gente malata col vizio scemo di collezionare nomi di gruppi insignificanti che suonano tutti allo stesso modo. Più nomi conosci più sarà facile ottenere il lasciapassare alla socializzazione con l'uomo esperto dal passato turbolento frequentatore di centri sociali che dovrebbe con il semplice gesto dell'affiancarti denotare il fatto che tu sia un animale potente e rispettabile. Così, ciccioni frustrati esperti dell'underground e nerd smagriti in botta col ricercato ti parlano degli sbraisisghenz dalla Lettonia o della famosissima one man band Black the altar of the bloody queen on the coast of my heart will go on but an affondate Concordia cia' scassat lu caz and you are all fottuti in the black sea of a season of the lamb of God. MA CHI SPACCHIO SE NE FOTTEEE??? E tu, chi cazzo sei? Cosa mi sai dire su di te? Guarda, parliamo pure di quei cazzo di gruppi basta che non ti guardo i piedi, i tuoi sono orribili. Perché cazzo ti sei messo i jeans strappati, il chiodo e le infradito? Io su questa cultura underground per adolescenti ritardati già globalizzati negli anni ottanta col gilerino di jeans e le toppe degli iron maiden ci piscio sopra come quel rumeno per strada. Quello si che è estremo! Quello te suona la balalaica intanto che ti battezza la MINI cooper (che cazzo di macchina frocia), quello ti acceca posizionandosi di sbieco sotto il sole a bocca aperta col solo uso del dente d'oro. Ma dai facce di merda! Anch'io sono stata intrippata con certe cose, ma dopo un tot di anni a parlare di montagne gelate, stalattiti sul culo del Diavolo, chiese bruciate buone per farci l'arrostita di maiale, incantatrici della notte darkettone malvestite, incubi e succubi, cerberi e pentacoli, demoni volanti simili a goRmiti, draculi, catene, borchie, capelli ricciolini (pochi) effetto bagnato appiccicati sulla testa, lapidi, ossa finte alchemy gothic da catalogo postalmarket versione meno porno e più metallara: BASTA! Come minimo voglio giocare con la casa di barbie per un anno giusto per cabià aria. ECCHECCAZZO.
ps. http://www.youtube.com/watch?v=YLpvoil4fZQ
mercoledì 22 febbraio 2012
Carnival Corpse
Un classico: giustificare le cose brutte dell'amore con l'aggettivo romantico. Se travagliato, se disperato, se sofferto quell'amore sarà romantico. Eh?
Dopo una vita di mistificazioni ed idealizzazioni mi fermo. Mi ritrovo seduta sul sasso gelido del deserto Cinismo basita e pieni di dubbi. Ebbene? Tutto qui? Il fatto è che Nietzsche c'aveva proprio azzeccato. Come macchine programmate a compiere un lavoro tanto inutile quanto superato siamo rimasti bloccati in questo fottutissimo bug. Giriamo a vuoto col finto sogno dell'amore, esattamente come quelli che nell'Ottocento infilavano Dio ovunque non riuscendolo più a trovare da nessuna parte. Il vero problema è che questo spargimento vano, disperato e ipertrofico di ideali porta all' annichilimento dell'ideale principe. Ma mettiamo caso che, una volta scoperto questo dato, io non mi arrendessi, che non mi rassegnassi, dove li trovo gli aggiornamenti per sanare il problema? Da dove li scarico? Guardando 'La Foresta dei Sogni' ( http://it.wikipedia.org/wiki/La_Foresta_dei_Sogni ) ho avuto l'ennesima epifania alla De Musset: la deriva è il punto. Nulla di nuovo. L'amore sta proprio in quel lento protrarsi di nulla, in quell'agonia lunga quanto il tempo che intercorre tra la domanda e la risposta di Chi vuol essere milionario. Potrò mai accettarlo? Io che mi sveglio la mattina peggio di un animatore di acquafun, io che faccio delle cose inutili giubilo? Beh, c'è sempre la terapia dell'assurdo, questo è vero, che consiste nell'accettare l'inaccettabile, nello spingersi in quell'eccesso che come dice Sir Guglielmo Blake porta alla saggezza. Del resto, Luciano ha ricevuto le stigmate da un panzarotto bollente, Iva Zanicchi e Carmen Russo non imputridiscono, un nano vagava per l'arte fiera con una bici e quando gli piaceva un dipinto t'arrotava pur di vederlo meglio e nessuno gli diceva un cazzo! Insomma visto che la realtà è più allucinata della fantasia, io decido di assecondarne gli aspetti più surreali scontando tutte le conseguenze che un sistema tanto anarchico comporta: eccessi di bellezza, violenza, tristezza, mancanza di regole sensate, squilibri dell'animo etc etc…nel tentativo di fottere quel dannatissimo bug,
No. Questa è retorica del cazzo. Cancella tutto. La storia degli eccessi è buona per chi ha un cazzo che penzola in mezzo alle gambe, ma per gli esseri androgini come me o che hanno avuto la sfortuna di nascere con un senso dell'etica pari a quella di Emanuello Kant, non ci sono che tre soluzioni: 1.suicidio; 2.baciare un cavallo; 3. buttarsi nella musica napoletana neomelodica (la cosa più estrema che sia mai stata inventata). L'etica t'ammazza.
A quattordici anni seguendo la nera modaiola via di tutto quello che erroneamente viene individuato con l'aggettivo 'dark' credevo di essere nata per amare cose come morte, oscurità, cadaveri, malinconie, lacrime e robe così. Poi crescendo mi sono resa conto che lo stupido gioco mimetico-adolescenziale che tutti esercitiamo, in alcuni casi è sintomatico di una malattia vera, simile a quella che ho intercettato in Sopor Aeternus. Giù, molto più in basso della superficie ho trovato uno specchio e lì mi sono riflessa abbagliandomi. Io sono fatta di sole, posseggo lo slancio vitale, il sangue mi arrossa le gote e con quel discorso di morte e basta non c'entro proprio un fico secco. Si tratta di una semplice conseguenza. E' l'impatto con l'atmosfera che mi riduce al minimo. Ecco perché i vestiti neri: sono bruciati! E dunque?
Non mi resta che proporvi un esperimento che mi è venuto in mente il giorno di San Valentino: scrivete una lettera d'amore al/alla vostra/stro(nzo) amata/to usando come carta da lettera un salume a vostra scelta, poi richiudetela e spedite il tutto all'indirizzo del vostro mal capitato (le soluzioni del gioco a piè pagina).
Che sia mortadella spedita, cavallo, odio o amore è l'azione che ci salverà. L'unico momento davvero indipendente e libero che ci rimane. E nel ripetere questo antico adagio non faccio altro che confermare la mia natura di Ipocrites (vedi significato). Dioniso addicted!
p.s. lo sapevate che a causa dell'alto tasso di conservanti che assimiliamo ingerendo cibi confezionati s'imputridisce molto dopo dentro la bara? Cioè, questa si che è la morte del romanticismo: 'Oh si, amor mio, le mie carni non sono state lese dalla ferocia nera della Morte, ma anzi, sono risorte come quelle del Cristo o dell'araba Fenice grazie alla girella o al tegolino!' Ahahahah
SOLUZIONI DEL GIOCO
1. Se il vostro amato non vi vuole più parlare può darsi che sia a)vegetariano; b)si trovava in Giappone e dopo sei mesi lontano da casa trovando la cassetta della posta piena di vermi usciti da una busta firmata col vostro nome ha contratto la peste ed è morto
2 .Se vi ha risposto con un bacio stampato su di una fetta di carne montana, lasciate stare. Avete appena incontrato il corrispettivo contemporaneo di Chikatilo!
3. Se il destinatario non ha manifestato reazione alcuna può darsi che il postino si sia fatto un panino
sabato 18 febbraio 2012
Anatomia di un tortellino
Ieri sera a casa della Cummari ho scoperto quanto sia difficile disegnare la sagoma di un tortellino stilizzato. Provateci cazzo! E' la natura stessa del tortellino ad essere sibillina. Allude a quella umana. Io, ad esempio, sono completamente finta. Non faccio altro che sparare cazzate volgari che suonino presumibilmente estreme per non incorrere nel rischio di essere vista. Mi nascondo dietro al cespuglio della mia idiozia come Anna Varney dietro ad una vagina invisibile. Ma se lo faccio è solo perché non mi piace infilarmi nella formina del ghiaccio. Non m'interessa avere un risultato certo una volta eseguita una determinata azione. Come con l'acquaforte. Qualche anno fa io e la mia amica Iside eravamo l'anima del laboratorio di incisione. Lo avevamo trasformato in una piccola Broadway. Animavamo l'aula ancora puzzolente dell'alito di Morandi con canti e balli nonsense. Una cosa insopportabile. La nostra professoressa Stanghellini, ferrata in cabala e illustrazioni infantili, se la rideva e trovava sorprendente la malata complicità di noi due minchione. A parte le alte ragioni che ci uniscono visceralmente e che adesso non sto qui a dire, io e la mia sista (Iside) andiamo d'accordo per davvero. Certe volte vorrei chiuderla sotto una campana di vetro e tenermela in casa. Con la nostra unione amicale abbiamo spezzato la verde linea della lega che ci separava spiritualmente.
Ad ogni modo, a parte qualche matricola troiazza che frequenta l'xm 24 pogando come farebbe mia nonna punta da un'ape, con le venete ci vado proprio d'accordo. Ne ho conosciuta un'altra, matta come un cavallo: Giorgia Fincato. E fidatevi se vi dico che ha proprio un diavolo per capello.
Dopo giorni di terrore siberiano bianco su bianco, degno del Fellini di Amarcord, è tornato il sole. Mi pare di sentirmi innamorata, un carciofo scaldato nella serra di camera mia. Chet Baker cade a fagiolo. Ascoltarlo all'imbrunire è come mettere il collo sotto l'acqua calda per un'ora fino a farlo cuocere a bagnomaria (come ama fare qualche Gioidano di mia conoscenza). Banali e retorici, ma sempre rituali sono. Mia mamma adora sgranocchiare la crudité di finocchio. Masticandola fa tanto di quel rumore da raggiungere in una eco Bologna. C'ha proprio i denti a prova di mentadent. Ma in fondo quel fracasso orale mi piace e mi manca terribilmente.
Al contrario del profumo di Massimiliano Raffa. Ieri l'ho incontrato e sta essenza de scimmia mi si è appiccicata addosso. Ma che minchia è? Dovrebbe essere strategico? Ammaliante? Se ho voglia di sentì tanfo di cane bagnato mi basta entrare in accademia e inspirare profondamente. Boh!
p.s. volevo omaggiare Emanuele Sangregorio con una sua fantastica citazione omofobica tratta da skype a proposito di un transone milanese:
[15/02/12 20.29.17] Emanuele Sangregorio: dorian gray
[15/02/12 20.29.40] Emanuele Sangregorio: nobile, che soddi, purpissimo
colgo l'occasione per precisare che NON SONO GAYFOBICA! Ogni qual volta troverete delle battute a tal proposito sappiate che si tratta solo di una delle tante declinazioni del mio odio. Niente di personale. L'unica categoria che disprezzo veramente sono gli idioti, di tutte le nazionalità orientamento sessuale altezza età etc…
mercoledì 15 febbraio 2012
Il pipistrello a dondolo
Agli antipatici preferisco i traditori e gli ipocriti.
Il bar accanto al Modoinfoshop conosciuto meglio come il 'Modo' fa schifo. Tutti i baristi sono,appunto, antipatici. Con la barba incolta che fa radical e il pantalone da indiettaro (aggettivo derivato da 'indie', parola usata per indicare una serie di cose gay) elegantino-casual che fa chic, ti lanciano occhiate che manco triglie cotte al forno e contemporaneamente morse al culo da un alano incazzato, te stanno a lancià. Una volta Tiziano Cascioli (una specie di santone indiano abruzzese Vishnù che s'aggira per casa mia) gli chiese gentilmente ad uno di questi <<un montenegro, perfavore>> e lui col bastone in culo rispose: <<QUI NON SI SERVE MONTENEGROOO!>> detto col tono del tedesco che dice << qua non serviamo gli ebrei>>. Poi ogni volta che ci torni secondo un fenomeno che non so se identificare con l'Alzheimer o con il materializzarsi di una realtà tipo triangolo delle bermuda ma in miniatura, torni da straniero. Ti trattano come se non si ricordassero di te o come una matricola da inculare al militare. Mapperfavore! Cor cazzo che ci torno! Mi sono già trasferita da Miki e Max, n'cul a mammt!
Tutta questa situazione è quasi fastidiosa come quei cazzoni del mio paese che si ostinano a parlare in italiano col barista rosolinese, in un tionfro di splendente provincialismo prima maniera. O come quando ti ritrovi alla rimpatriata delle superiori e intanto che ti mangi una pizza vera che non sa di caccole di pachistano o glutammato cinese, ti tocca parlare con una modicana-fiorentina, una ragusana-romana o una sciclitana-milanese. Ma almeno queste lo sforzo di emigrare l'hanno fatto e sono perdonabili. C'è invece la mia acerrima nemica Tiziana (che sarebbe pure la più cara amica che io abbia mai avuto in passato) che ha preso a parlare in un italiano strano, sibilante e trascinato. Un remix della voce di Ivana Spagna e quella di un messinese trasferitosi nel Sudtirol. Uno schifo che non ti dico. E nella mia testa mi ripeto << Sveglia Mariachiara! La tua amica è morta! >>. Insomma, risulta chiaro alla mia tredicesima personalità che questo odio sconfinato che provo per le cose più disparate, come ad esempio la lingua italiana, non è altro che l'ennesima sublimazione dell'ODIO più grande che io abbia mai provato e cioè quello che nutro nei confronti del mio paese. Rosolini è pessimo, abitato da gente insulsa e volgare con la quale è meglio non avere a che fare. A volte, grazie a Dioniso, ci sono pure delle eccezioni. E' il caso di Giorgio Cavallo, con il quale posso concedermi i il lusso di parlare apertamente di qualsiasi cosa. Come la mattina di Capodanno, quando, davanti ad un bar di Noto, con tanto di aria gelida tagliente, stanchi come melanzane marce e ancora mezzi ubriachi abbiamo intavolato una discussione sui microfoni laser ad alta sensibilità. Ma ci sono altre creature degne di essere ricordate. Come Corrado Leone (demiurgo di arduini e altre diavolerie) che considero il mio migliore amico in assoluto e che ultimamente, tra l'altro, si è unito spiritualmente a Giovanna, un'altra personaggia, monomaniaca dei gatti bravissima maker di dolci insuperabile bar girl disprezzatrice professionista del paesello malato.
A Bologna invece parlano un italiano tutto loro. E' risaputa la storia delle 's' che sono 'sh', delle bestemmie in ogni luogo, della piada, dei regaz, dei turtlen etc etc alle quali aggiungono vagonate di parole sprezzanti la gente del sud quali 'terrone' e altre belle paroline che sinceramente fanno ridere solo i bolgonesi. C'avete rotto il cazzo. E' OFFENSIVO.PUNTO. Una volta sono andata al bowling di San Lazzaro di Savena a giocare con il mio ex ragazzo Axel e alcuni suoi amici, tra i quali un certo Andrea. Un buzzurro non particolarmente acculturato, non spiccatamente simpatico. Un tubero che respira, in sintesi. Sto stronzo, trascorso un pò di tempo, non contento di vedere palle rotolare come si conviene ad un uomo primitivo della sua stirpe, comincia a chiamarmi con appellativi quali 'terrona', 'Babuzzi' (tratto dal film 'The snatch' -effettivamente questa era carina-) nel tentativo di canzonarmi per il mio modo di parlare. Io, in tutta la mia intelligenza, con l'intenzione di catalizzare l'odio e di sottolineare il mio stato di estraneità tribale a quel gruppo di provincialotti emiliani, non ho potuto che acchiappare i miei due cellulari decorati con cazzate kawaii (quella specie di portafortuna che si vedono penzolare dai cellulari) e appenderli al piercing del labbro inferiore facendolo allungare, così, di diversi centimetri. Per quanto geniale e teatrale, la cosa non servì a molto e visto che la patata umana non la smetteva più di sfottermi, lo scoppio della guerra fu inevitabile. In tutto ciò Axel non sapeva proprio come gestire la cosa: difendere l'amico grezzone o la strana zita siciliana? Beh, il dubbio rimase insoluto. Così, magnanima com'ero, mi toccò perdonare ben due bolognesi anziché uno. Per fortuna quel campagnolo di Malacappa non l'ho più rivisto. Con Axel i rapporti sono migliorati. Questo perché ci siamo lasciati! Se prima ci tiravamo i martelli e ci minacciavamo di morte con il taglierino, adesso riusciamo a commentare civilmente la squallida gente che s'aggira per l'Esselunga di zona Massarenti. Ora, sicuramente ti aspetterai millemila celebrazioni e squilli di tromba, caro il mio Axel, e invece no! Tiè! Devi ancora scontare la colpa di essere andato in quella merda di Decadence.
ps: ho appena scritto un commento sulla pagina youtube di JAx degli Articolo31. 'Mi dispiace per il tuo handicap J'. Aahahahaha. Madò quanto è brutto!
martedì 14 febbraio 2012
Abruzzi, monnezza e cummari
Ma il Molise esiste veramente?
Chiediamolo ai testimoni di Geova
La torre di guardia risponde:
<< Il Regno di Fantàsia o semplicemente Fantàsia è il luogo in cui sono ambientate quasi tutte le vicende del romanzo La storia infinita di Machael Ende (tanto amato da mister Napo dei Uochi Toki che lo invitò ad entrare nell'albero azzurro attirandolo con una trappola a base di mescalina per poi possederlo da tergo davanti ad una sessione del gioco in flash Machinarium). Assai vario e complesso, in esso valgono leggi diverse da quelle del mondo reale. La sua esistenza è dubbia, ma non per i profeti e i visionari >>.
Lasciamo stare, va... A quanto pare è un problema insondabile.
Ieri il secchio dell'immondizia che teniamo nel sottoscala in cucina stava per esplodere e nessuno tra noi tre accidiosi voleva svuotarlo. Decidendo di estrarre almeno il sacco dal suo abitacolo apro il secchio e in un attimo un tanfo di morte riempie le mie larghi narici siciliane. Sul momento ho pensato <<che schifo!>> e poi mi è venuta in mente Whitney Houston. Buttare quel sacco per Fabio e Martina (a cummari) non sarà stato il massimo, figuriamoci per il barbone ubriacone che rimescola dalla nostra immondizia ogni giorno. Di certo la very important surprise avrà allietato la sua fredda alcolica disperata ricerca nichilista quotidiana con un ultimo dolcissimo acutus mortiis: "ENDOOOOOOOOOOO IOOOOOOO IOOOOOO WILLOLUEISSSSS LOVIUUUUUU UUUUAAAAAA ENDOOOOOOOOOO" etc etc
Ne ho fatte di minchiate nella vita, tra queste quella di mettermi con esseri difficilmente congeniali al mio semplicissimo campagnolo disturbato eretico perverso infantile essere, ma è proprio vero che non tutto il male vien per nuocere perché da uno di questi tristi sodalizi ho ottenuto l'affidamento congiunto della cummari Martina alla quale voglio tanto bene. Si, c'ho pure discusso, all'inizio non la capivo proprio e ammetto che l'ho pure guardata con occhio diffidente (pensavo avesse troppi pedali per la chitarra), ma poi SBUAAAA! Dopo una discussione notturna davanti al bar del bicchiere della staffa di Ussein non ho potuto più fare a meno di lei. La cummari è pazza, la cummari accende le serate pallose, la cummari sopporta Lelio Aiello, la cummari cucina bene ma soprattutto la cummari s'incazza in un modo insopportabile che riconduco affettuosamente a mia sorella Doroty, la donna che io amo come se fossi il suo ragazzo. Cummà ENDOOOOOOOOOOOOOOIOOOOOO WILLOLUEISSS LOVIUUUUUUU
Chiediamolo ai testimoni di Geova
La torre di guardia risponde:
<< Il Regno di Fantàsia o semplicemente Fantàsia è il luogo in cui sono ambientate quasi tutte le vicende del romanzo La storia infinita di Machael Ende (tanto amato da mister Napo dei Uochi Toki che lo invitò ad entrare nell'albero azzurro attirandolo con una trappola a base di mescalina per poi possederlo da tergo davanti ad una sessione del gioco in flash Machinarium). Assai vario e complesso, in esso valgono leggi diverse da quelle del mondo reale. La sua esistenza è dubbia, ma non per i profeti e i visionari >>.
Lasciamo stare, va... A quanto pare è un problema insondabile.
Ieri il secchio dell'immondizia che teniamo nel sottoscala in cucina stava per esplodere e nessuno tra noi tre accidiosi voleva svuotarlo. Decidendo di estrarre almeno il sacco dal suo abitacolo apro il secchio e in un attimo un tanfo di morte riempie le mie larghi narici siciliane. Sul momento ho pensato <<che schifo!>> e poi mi è venuta in mente Whitney Houston. Buttare quel sacco per Fabio e Martina (a cummari) non sarà stato il massimo, figuriamoci per il barbone ubriacone che rimescola dalla nostra immondizia ogni giorno. Di certo la very important surprise avrà allietato la sua fredda alcolica disperata ricerca nichilista quotidiana con un ultimo dolcissimo acutus mortiis: "ENDOOOOOOOOOOO IOOOOOOO IOOOOOO WILLOLUEISSSSS LOVIUUUUUU UUUUAAAAAA ENDOOOOOOOOOO" etc etc
Ne ho fatte di minchiate nella vita, tra queste quella di mettermi con esseri difficilmente congeniali al mio semplicissimo campagnolo disturbato eretico perverso infantile essere, ma è proprio vero che non tutto il male vien per nuocere perché da uno di questi tristi sodalizi ho ottenuto l'affidamento congiunto della cummari Martina alla quale voglio tanto bene. Si, c'ho pure discusso, all'inizio non la capivo proprio e ammetto che l'ho pure guardata con occhio diffidente (pensavo avesse troppi pedali per la chitarra), ma poi SBUAAAA! Dopo una discussione notturna davanti al bar del bicchiere della staffa di Ussein non ho potuto più fare a meno di lei. La cummari è pazza, la cummari accende le serate pallose, la cummari sopporta Lelio Aiello, la cummari cucina bene ma soprattutto la cummari s'incazza in un modo insopportabile che riconduco affettuosamente a mia sorella Doroty, la donna che io amo come se fossi il suo ragazzo. Cummà ENDOOOOOOOOOOOOOOIOOOOOO WILLOLUEISSS LOVIUUUUUUU
la cummari vestita da suora
ps. Se volete conquistarla chiudetela nel cofano di una macchina. A lei piace tanto.
lunedì 13 febbraio 2012
Benvenuti teste di minchia e persone che non conosco!
Ho deciso di mettere in piedi questo blog perchè ho accumulato troppe conoscenze degne di nota. Una collezione di strana gente della quale ritengo sia interessante, divertente e poco corretto parlare, sparlare e straparlare. Ci tengo a precisare che non si tratta di amicizie e nemicizie fantasma, come quelle che voi minchiuni e minchiune collezionate sul libro delle facce (a me quella storia lì fa cagare, anzi cacare perchè con la 'g' fa troppo nord!). E se per caso vi passasse per la testa che io abbia messo su sta baracca per sublimare la mancanza di quella roba là sappiate che avete ragione solo per quanto riguarda il mio subinconscio, ma per la presente a me stessa NO! ASSOLUTAMENTE NO! AVEVO UN BLOG GIA' ANNI FA, SCRIVERE I CAZZI MIEI MI E' SEMPRE PIACIUTO! Ad ogni modo, per soddisfare o distruggere il vostro irriducibile narcisismo, mi curerò di farvi avere l'indirizzo di questo spietato mattatoio. Perchè sarà possibile ritrovarsi spappolati (o al contrario celebrati) qua e là, tra un post e l'altro. E credo che la cosa a voi di certo non dispiacerà, come del resto non dispiacerebbe a me. Non avrò peli sulla lingua, quelli li lascio a qualche donzella di mia conoscenza (tipo alla ex di Corrado Iuvara che odio immensamente) che non è ancora riuscita ad ingoiare il batuffolo di pelvica origine (peggio di un gatto). Dai su, che ce la puoi fare Milina, au contraire chiamami che ti faccio bere un pò di estratto di Ricinus Communis.
E mò so cazzi vostri!
Mariachiara
p.s. nella ritoccatissima foto io e il maestro Giovanni Patavino, nato il 5 Aprile 1935 a Colletorto (CB) dove lavora e vive. Ha curato 'Ttavètt, atavici detti di Colletorto (dizionario colletortese)'. Alle porte di una nuova scena economica monopolizzata dai gran maestri massoni colletortesi ritengo sia fondamentale studiare tale dialetto. Non perdete tempo col cinese!
Per maggiori informazioni
Patavino Giovanni, 5, C. UMBERTO 86044 Tel. 0874730163
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