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"Qua i Togni sò potentissimi"

venerdì 16 marzo 2012

IL CELESTE PICCIONE DI NICOLA TESLA


Strade di ghisa sulle quali cuocere un uovo. Ogni cosa è assolata, ma non siciliana. I sassi non sono paste di mandorla. Allo scadere dei giorni di prigionia in questa fottuta gabbia di mattoni rossi chiedi alla polvere cosa ne sarà del tuo destino. Puttana Bononia, la profumiera nuda dalla vita in su copre le gambe celando mura d'inviolabile castità, hortus conclusus di fica molle puzzolente di stantio e mortazza risponde: << Testa t'ammazzo, croce sei morta >>. I miei zoccoli di caprone alias i miei stivali di finto-serpente battono sonanti contro la padella cittadina e m'arrovello sui prossimi lavori e la tesi e l'amore/non amore e la Sicilia, i miei genitori, mia sorella e tutto il resto. Questa fascia di età alla quale appartengo fa davvero schifissimo. Io mi vergogno di farne parte. Meglio essere adolescenti-kurtcobainiani con manie suicide o vecchi ipocondriaci fissati con la misurazione della pressione anziché  avere 25 anni. Sei in quello stato in cui non hai più il coraggio di provare una vera tristezza. Nel mondo dei maschi, ormai stanchi dei surrogati delle madri (agognati fino a qualche anno prima), fa figo collezionare scopate a caso (un eufemismo per non dire che 'fa figo decorare l'uccello a colpi di pistola a caldo con simpatiche perline a forma di clamidia'). Le donne sono ancora più sceme: depressomani fissate col complesso del "anch'io volere pinguino Delonghi" che, però, quando non gelano e non scottano più mano s'appigliano alla cazzata dell'ultimo momento per essere le prime della classe o peggio accontentare qualche probabile principe azzurro senza cavallo (nel senso sartoriale, non in quello ippico) fornito di calzamaglia perché porca puttana sò tutti metrosessuali! Io, personalmente, come ho già detto rispondo con l'azione, muovendomi e camminando. Prendo treni, imbocco strade, trangugio autobus, traverso libri e cammino. Soffro come tutte le Eve biblicamente maledette e rifletto sul prima e sul dopo. Perché mai crescere dovrebbe equivalere ad un avanzare del disincanto? Effettivamente…Ciccio Cataldi è un fottuto irriconoscibile stronzo confuso, Paolo Quattrocchi un deluso e incazzato guerriero che vive lo sfasamento tra il suo essere un uomo di altri tempi e i tempi nuovi che eticamente e culturalmente non sanno di niente, Annalisa Vanni: una donna, una cugina e un mistero oramai insondabile (straziante sentire sul culo il lento abbandono di quella camicia tanto cara ), Carmela Cappello, l'amica di sempre, la vedo sempre meno ed è sempre più complicato riconciliarsi in pochi giorni e ricucire quello che Penelope ha scucito laboriosamente. Un architetto milanese, tanto brillante quanto viscido, mi ha parlato di depressione espressa con il semplice uso di due parole: CADUTA VERTICALE. Ma se abbiamo l'impressione di cadere e di morire attratti dalla forza gravitazionale della terra in quanto pianeta e in quanto tumulo, perché cazzo pretendo di risolvere i miei problemi spostandomi in orizzontale per le strade lungo la 'X' cartesiana del miglioramento?
DEAD
GIRL
WALKING
Alla luce si tutto ciò, nel momento in cui mi decido ad organizzare una rivoluzione contro me stessa, da buona nomade decabrista quale sono: BANG! L'altra me stessa spara e mi fa notare che i nostri cervelli agognano la fine delle cose perché questa prevede spesso un'epifania, una rivelazione, e tutto il mio odio, le mie idiosincrasie, le aspre critiche che amo armare non sono altro che la boa che giustappongo con le mie stesse mani sul mare della realtà per salvarmi dalla caduta dello spirito. Tesla voleva infrangere il confine dell'ateismo posto da lui stesso e finì col trovare Dio in un cazzo di piccione. Muovendoci in una direzione ostinata, perseverando nei tabù finiamo irrimediabilmente vittime della dimensione contraria. Essere coscienti di questi meccanismi ti fotte in pieno e più m'impongo con tutte le  forze di fuggire nelle occasioni prossime di tristezza più Mariachiara misericordia! Non mi lascia stare. Perciò E VAI COL LISCIO. Vogliamo essere tutti ubriachi, fatti, sballati, sentirci pazzi, pensare di morire come se fossimo i primi della lista. Ma vi siete mai chiesti, una volta cacciata via questa gigante nuvola di paranoia autolesionista, quale sarebbe la nostra vera funzione? Io non lo so, so soltanto che ho una voglia disperata di continuare a vivere per sentire il mio occhio innamorarsi delle cose che reputa belle e che vuole registrare nella camera oscura del mio cervello ballerino, ma allo stesso tempo non riesco a sottrarmi al piacere del dolore. Che sia fisico che sia mentale, il dolore è la macchia che ci rende tutti uguali. Volente o nolente siamo costretti a subirlo e ad esercitarlo. Sia io che Iside e altri esseri disgraziati ne siamo la testimonianza carnale. Non si può nascondere. Le nostre braccia sono piene di geroglifici indecifrabili persino a noi stessi che non abbiamo l'orgoglio di mostrare né di occultare. Non solo perché non abbiamo i soldi di mister Marilyn Manson che si è fatto ricucire dal primo chirurgo cocainomane mangiasilicone di Beverly Hills, ma perché di fatto rappresentano lo schifo che siamo e cioè tavole di segni senza comandamenti. Questo è un lusso, l'antipasto dello spleen più inutile. Questo significa CADUTA VERTICALE, Patrizio alludeva secondo un sempre efficace nomen omen all' aristocratico incedere della lama sul braccio. E mi piace pensare che l'altra me stessa sia coinvolta nell'atto voyeuristico di saccheggiare le mie mille rovinose esperienze di dolore e voi siete e sarete sempre quel cazzo di piccione fiammeggiante di Tesla, capace di creare visioni danzanti sul bordo del ponte dal quale vorrei spiccare il volo.
Un gigante VAFFANCULO.


ps: un abbraccio ad Alessandra Sballatowski che ha lanciato sferzate di piacere e distrazione sulla mia recente vacanza milanese.




domenica 4 marzo 2012

Con le pive nel sacco


Oramai siamo diventati tutti incredibilmente superficiali. Sarà a causa dell'insabbiamento della ghiandola pineale provocato a sua volta dal massiccio assorbimento di luce artificiale? I peggio di tutti sono quelli come me che sbandierano interessi per le cose complesse e profonde e poi pensano soltanto a come apparire o provocare il passante. Mi ci ha fatto pensare un dipinto: Metabolismo di Munch (http://www.paintingmania.com/arts/edvard-munch/large/metabolism-16_6173.jpg). Apparentemente il classico dipinto manifesto di quell'oscuro Espressionismo del nord Europa disseminato di amare allegorie, tetri simbolismi. Superata la prima impressione, la questione si fa intima: il colore spora una miriade di elettriche vibrazioni che anelano ad angosce, rivelano incerte perversioni universali. I viola e i verdi nascosti sotto una coltre spessa di linee ti si annodano addosso in un sadico abbraccio. Il cervello si sente appagato e scosso: il trauma è stato creato. Lontano da inutili sinossi (scritte da critici ancor più inutili) cominci a chiederti a cosa mai possa alludere la scena. E poi arriva il colpo: io ti amo opera bella, ma ho perso l'enzima che rendeva possibile il tuo assorbimento perché il giorno in cui Daguerre e Zuckerberg dovevano farsi na sega hanno preferito pensare. Antropocentrizzando  ulteriormente il mondo hanno reso mostruosamente parziale il nostro sguardo sulle cose. Seguendo la scia del male, cavalcando l'onda nera dell'apocalisse, non ho potuto che mordere la apple-mac e e trovo assai ironico, arrivati a questo punto, constatare quanto quel dipinto (presenziato per l'appunto dai due progenitori) possa alludere profeticamente al mio tecnologico peccato.
- Mio dio mio dio perché mi hai abbandonato?
- Avevo finito la benzina!
Mentre formulo noie e paranoie il cuore di Lucio Dalla si ferma.

Vorrei tanto mettere una piccola parrucca al mio iphone, installarci sopra un simulatore di voce e costringerlo a dire il fatidico si!
Non riesco a dormire.
Durante i movimenti peristaltici della notte, la bellezza di certi ricordi non troppi recenti si amplifica e ti rendi conto che, per quanto tu possa essere sofisticata, saranno sempre le piccole cazzate filo-shōjo manga a rimanerti incise sul molle budino cerebrale. Un pomeriggio di un annetto fa, con la voglia di trascorrere un pò di tempo con il mio amico Ciccio Carpanzano (una creatura oltremodo singolare a metà tra un kamikaze e uno stupendo alieno grigio venuto da non so dove), mi venne la geniale idea di andare al Decathlon (quel negozio che vende attrezzatura e vestiario per sportivi, ma frequentato solo da obesi e gente con le pinze arancioni per capelli in testa) con lui e qualche suo amico. Stavo male per via delle mestruazioni. Pallida com'ero mi mimetizzavo coi palloni da pallavolo. In tutto questo, per fare la figa e tentare di alzare un pò il livello della clientela del posto, m'ero tirata con tanto di scomodissimi tacchi autoinfliggendomi un'infelice deambulare. Perciò' immaginate sta zombie (mestruata, dolorante, ma benvestita, col cervello dissociato) vagare per sto nonluogo dell'assurdo sportivo e trasformare i vari settori in stazioni della via crucis. Senza accorgermene, tra la fila delle mute subacquee e quella dei costumi hawaiani, mi ero assorta completamente nel dolore. Ciccio con aria esclamativa mi dice: << ma ti stai annoiando? Sei strana! >>, ed io: << No! Assolutamente!>>. Geniale indagatore della mia ipocrisia, lui mi prende per mano quasi strattonandomi e mi porta via, lontano, nel settore dedicato alle esche artificiali. Che carino che è stato. Mi ha preso proprio all'amo. Ma bisogna scordarsi di questi momenti perché risiedono come illusioni nella memoria ormonale del disco rigido vagina. Dati praticamente inutili. Microaborti poetici obsoleti a sistemi di lettura maschili. Basta un attimo di malinconia che ne generi altri. Inutili!
Camminando per i navigli di Milano una tabaccaia si lamentava sul come il suo negozio, posizionato all'ombra, stesse fallendo a causa del bel tempo. I passanti, di fatto, preferiscono camminare al sole. Questa cosa mi ha turbato in modo inspiegabile. In un momento ho visto il sole cancellarsi e il lato oscuro della luna tracciare il contorno nero degli elementi del paesaggio. Ho colto la tremenda fatiscenza del' immondizia galleggiante per il canale prosciugato, il lavoro dei pesci che si divincolano nella melma di un'acqua troppo bassa, la cagliata urlante del cemento assolato che cazzo, no! Non è da bere ma mi fa stare bene in antitesi con le gonne country antipatiche delle ragazze vestite fashion in modo spersonalizzatamente personalizzato. Mi piace camminare per questa città, risveglia la parte mafiosa che è in me. Milano mi fa lo stesso effetto della pasta a forma di ruota: mi lascia perplessa e mi spaventa, ma allo stesso tempo mi affascina profondamente come tutte le cose che reputo mostruose. Io sono pastaruotafobica e Milano l'ha capito. Le strade mi scacciano addentando le mie scarpe vertiginose. Cado. E stommmmpp! E' bello precipitare in una valle verde!