Di recente il mio professore di pittura (Bruno Benuzzi) ha commissionato alla mia ex-classe un lavoro sull'Apocalisse. Anche se ho già completato gli esami di pittura mi è sembrato giusto non rimanere indifferente alla cosa e progettare un lavoro degno del tema assegnato. Seguendo le direttive del mio piano malefico (che adesso non vi sto qui a svelare) necessitavo di un bel ramo di quercia preferibilmente caduto in disgrazia. Inizialmente ho chiesto il favore ad Axel, ma riflettendo sull' eventuale rapporto di misure che sarebbe intercorso tra la stazza della macchina del cortese amico e il grosso ramo ho rinunciato. Così ho chiesto alla Cummari che appoggiando il progetto, con la sua sempreverde voglia di fare stronzarte con me, mi ha seguito alla volta di Parco Talon. N'avissi statu mai! Biddicce biddicce c'avviammo con tanto di biglietto dell'autobus verso Casalecchio di Reno. Arrivate sul luogo, dopo diverse macchie di fango sui vestiti e un violento disboscamento ai danni di quei grovigli legnosi che stanno ai piedi delle grosse querce, trovammo il ramo ideale. Si, certo, le misure erano un pò stravaganti ma si può essere tanto fiscali da non lasciare salire (giusto per qualche fermata cazzo!) due donzelle innocenti sperdute nel nulla emiliano? A quanto pare si. Unica soluzione: farsela a piedi. E così fu. Cari stronzi lettori, nella vita ho percorso strade, vanedde, cunicoli agghindata nel modo più assurdo, con a seguito gente conciata peggio di me e portandomi appresso oggetti di scena capaci di montare uno scandalo, ma mai ho ricevuto tanta considerazione che con un cazzo di ramo in mano! Da Casalecchio a Bologna ci sorbettammo una sfilza di commenti idioti, ammiccamenti pedofili e quant'altro. Alla prima stazione di finto pane pugliese parcheggiammo il ramo con l'intenzione di cibarci di due finte-pizzette risalenti al mesozoico, ma cotte con l'ausilio della nouvelle cuisine giocattolo di mia cugina Annalisa comprata nei primi anni '90 (come gliela invidiavo, io avevo solo la sotto-marca sfigata comprata nelle bancarelle dei Polacchi). I due proprietari/gestori del forno stupendi. Lui: il sosia tossico di Amedeo Minghi. Coda grigia de topo con qualche meches biondo piscio e barba incolta da galeotto. Lei: la versione ancora più tamarra di Tata Francesca con i capelli mezzi ricci arruffati con qualche extention liscia che pendeva impiccata de qua e de la, la bocca enorme disegnata con la matita marrone scuro e quintali di rossetto rosso amaranto. Dopo la pizzetta, secondo lo schema delle merdose emigrate a Bologna venute a schifio mostrare, na bella birricedda* ci poteva stare a pennello, ma dalle parti di Saragozza i Pakistani sono gestiti dalla furia puritana dei bolognesi fuoriporta che in riunioni di quartieri degni dell'inquisizione spagnola mettono divieti e limiti manco avessero a che fare con la SPI (Savonarolian Pakistan Incoporation). Senza alcool da assorbire e con la fretta della Cummare che doveva andare a lavorare da un momento all'altro decidemmo d'imboscare il ramo maledetto a Villa Spada mimetizzandolo dietro ad un cespuglio fitto fitto. Altri due biglietti dell'autobus, torna a casa (Lessie) e se rivedemo tomorrow. Il giorno seguente, dopo un' idilliaca esplosione d' infantile ilarità e un pranzo degno della domenica siciliana ci riavviammo. Per fare prima contammo di prendere al volo la circolare 32 senza biglietto, giusto per quattro innocue fermate. Pregustando il completamento dell'ardua impresa, con la carica sborona di due motociclisti di San Francisco, buttammo i piedi sui sedili antistanti e spensierate presimo a ridere dei nostri sparli. Forse fu proprio a causa di tali nobili distrazioni che non c'accorgemmo della presenza del canuto Controllore e del suo lobotomizzato compare: <<Prego, i vostri biglietti>>.
GELO
<< EMMMMMH… >>,
<< Non ce li abbiamo >>.
Non ci vuole la fantasia di Tolkien per immaginare cosa seguì allo scarno dialogo del primo impatto (60 euri di multa a testa), ma la cosa che non potete manco lontanamente realizzare è l' antipatia, la sbirragine e la superiore stronzaggine del controllore nel quale c'imbattemmo. Uno stronzo che ce ne disse di tutti i colori minacciando persino la multa per posizionamento piedi sul famoso sedile arancione dello scalognatissimo 32 der cazzo. In tutto ciò il ramo non era stato ancora recuperato! Bastonate, depresse, impoverite e spappolate nell'animo con la coda infilata su per il culo arrivammo a piedi perciò a Villa Spada, recuperammo il ramo e ad ogni simpatico commento del passante di turno rispondemmo con le dovute bestemmie adesso più colorite perchè impregnate di olio di multa. Fin quando la Cummari, con l'esperienza del vero ex-carcerato, disse << Dove c'e' Tennent's c'e' speranza >>. E fu così che acquistando due birrozze mutammo quei 120 euro in 124 euro, ma almeno l'animo dilaniato dalla sfortuna fu lenito. Con una parte di ramo in spalla e la birra nella mano opposta, la nostra avventura proseguì fino a Piazza Maggiore. Ma manco avvicinandoci verso il centro ci risparmiammo i commenti più assurdi. Una vecchia che passava di lì esordì con un << questo, lo so, sarà sicuramente usato per qualche performance d'arte… >> ed è in questi momenti che ti rendi conto che non c'è più niente da fa se pure la nonna se fa er rosario con una collana di palle di oppio scambiando la foto di Gina Pane autolesionista per Gesù Cristo. Ma poco dopo incrociammo lei, la donna col turbante griffato, la milf bolognese ibridata con non so quale mostro partorito dal sapiente Aldrovandi che con voce baritonale e impostata stringendo avidamente la sottile sigaretta da battona dell'est in mano disse: << stupendo, bellissimo! >>. Risposta: <<Chiè u vuoi? 120 euro mpare!>>. Un'oretta densa di amare risate post trauma e vecchi rompicoglioni che ti raccontano delle loro vite precedenti con successive fallimentari reincarnazioni trascorse senza intoppi in quella che i bolognesi amano chiamare 'Piazza grande', ma che in realtà è piccola come un buco di culo. Provate ad andare in Piazza del Plebiscito regaz* e poi ne riparliamo! Alla fine arrivammo a casa e posizionammo il ramo sul terrazzo. Adesso non mi rimane che produrre un lavoro degno dello sforzo. Nel frattempo non mi abbatterò, non mi sradicherò perché cari controllori io continuerò a non fare il biglietto, non mi lascerò intimidire dal vostro appeal sbirro e fascista e quando sarò ricca (mai) ricaccerò fuori quelle multe e attraverso il codice della ricevuta risalirò a voi due e quando sarà ora vi scoverò e vi rovinerò con i miei superavvocati incazzati come gli ebrei hanno fatto coi nazisti nascosti in Argentina!
ps. Ecco la foto del secolo. Questo si che è esistenzialismo puro! Grazie a Currau Imperatore per il suo artistico intervento!
pps. grazie a Rossano per la pastiera napoletana.
ppps. Ma chi è che ha trovato il mio blog scrivendo su google "dopo qualche giorno di parto fare cunilingus" ahahahahha
NOTE
*birretta
*bolognesismo che sta per 'ragazzi1', tipo 'picciotti!'
venerdì 27 aprile 2012
mercoledì 18 aprile 2012
BELLO COME UN TREMORS NEL CULO
"Per Suicidio (dal latino suicidium, sui occiduo, uccisione di se stessi) si intende l'atto col quale un individuo si procura volontariamente e consapevolmente la morte".
Cosa farai da grande? La suicida.
<<Non ho più voglia di fare un cazzo, Currau…voglio solo bere caffè e fumare. Non voglio nemmeno fare più l'artista, voglio solo esistere>> . Chissà perché se lo dici con il sorriso in bocca nessuno s'allarma o risponde coi soliti consigli da uno su mille ce la fa. Il mio vecchio amico from Noto del quale non riconosco più i tratti somatici risponde e mi dice che gli basterebbe una zita con le tette grosse e tanti soldi. Scherza (forse). Io però non scherzo e sento il peso di questo mio incessante pensare gravare su tutto il mio essere, sempre di più, verso lo stremo delle forze. Una volta era l'imbarazzo adolescenziale che mi slanciava verso l'alto, che mi faceva venire la voglia di combattere con l'intenzione di superare gli esseri che reputavo più saggi di me. Mi costringevo a migliorarmi, ad andare avanti alla ricerca dell' autoaccettazione, ma cari miei, una volta arrivata non ho trovato proprio un cazzo se non il solito maledetto disarmante taglia-arti di un NICHILISMO. Ieri sera, nell'ennesimo locale bolognese del cazzo, constatando per l'ennesima volta la totale assenza di quella sensazione epidermica che ti fa sentire/interagire chi e con chi ti sta attorno creando sani termini di confronto e paragone ho capito che non c'è più niente da fare. Semplicemente, non m'importa più un cazzo di cosa o chi dovrei eguagliare per migliorarmi. Il mio peggio mi sta bene come a qualcuno sta bene vivere con un grappolo emorroidale nel culo. Quanto può far schifo una caramella? Ballo in mezzo a questa cloaca-balera del Candy bar. Intorno a me un tizio che io ed Axel abbiamo soprannominato Random (perché balla comu ci veni prima, a cazzu ri cani, fuori tempo) segna la pista con motivi geometrici impazziti ed io spero che con un colpo di fortuna riesca a inscrivere a terra un pentacolo satanico che spalanchi la bocca dell'Inferno e ingoi questa fetta poco bella di umanità. Si aggiungono lesbiche tristi, darkettone insaccate negli autoreggenti che nun le regghene più. Non riesco a non guardare insistentemente le loro gambe, le loro orribili facce. Le regine del Cottolengo se ne sbattono dello specchio e avanzano e avanzano. A fine spettacolo il dj mette su gli Spiritual Front, ma l'unico fronte spirituale che vedo è quello che sta sulla bocca del decanter con il quale mesco il fiele del mio disprezzo al mio sangue caldo sessanta gradi. Una donnona di tutto rispetto mi siede accanto vestita fiorata come a signura Rosa placandomi con la calma di un necrofilo dopo il coito tombale. Eccola, mi conduce in un luogo immaginario a forma di fungo nucleare e lì tutta la mia essenza cessa di esistere. Morte. Il margine tra la decenza e il brutto si assottiglia come la maglia delle calze che accolgono le cosce budrillose della fat-darkettona-fatta. Forse tornando a casa queste troie-nontroie trarranno soddisfazione dall'avance di qualche pakistano musulmano che passava di lì e che abituato al burka com'e' di solito avrà visto nel troione emiliano il monumento vivant al porno occidentale. Perciò sprofondo felice nel letto, mi sparo una puntata di Spartacus e m'addummisciu.
giovedì 12 aprile 2012
BLASHYRKH (O IL CHA CHA CHA DELLA MONTAGNA)
Sono le tre di notte. Mi guardo allo specchio: vedo una brutta stronza ripugnante come il bastardo giallo di Sin city. Non riesco a dormire. Zero sturi. Dolore biblico di due coltelli conficcati sull'inguine. Dio mi odia anche se non lo considero. Mangio e vomito, bevo e rigurgito, penso quindi fono. Devo tagliarmi sti capelli del cazzo perché facendo il calcolo passo circa 192 ore annue tra lavaggi e messe in piega faidatè. Che rottura di coglioni. Mi sveglio: di fianco, in aereo, un senegalese vestito di tutto punto sta prelevando pop corn da un secchio super size ingurgitandone in grande quantità da Bologna a Roma, dalla bocca allo stomaco, da un sorriso a un vaffanculo. Arrivata a Roma riconosco subito i catanesi dalla doppia 'T' (truci e tamarri) che attendono la mia stessa coincidenza. Mi guardano come se fossi Frank Lentini, l'uomo a tre gambe, ennesimo reietto di Rosolini, ma con qualche carta in più per ispirare terrore. Mi viene subito voglia di correre via, scappare come Abbath degli Immortal nel video di Blashyrkh con mia mamma che dice <<si si, suonino e currinu nte' muntagni che chitarri elettrici, ma mo vuoi riri uni su pizzati? Unne' ca su l'amplificaturi?>>*. Torno a casa: pesce spada alla pizzaiola, tartine alla trota affumicata, paste di mandorla. Dopo mesi passati all'insegna della pellagra mi si blocca la digestione e sto male fino al giorno dopo. Pasqua: Cristo sarà risorto, ma il mio apparato digerente è morto.
Non riesco a togliermi il vizio di formulare scommesse a vuoto contro il fato. Vi faccio un esempio. Vi è mai capitato di segnare un punto d'arrivo immaginario nello spazio intorno a voi e pensare "se conto dieci passi da qua a la, nella vita avrò successo e gloria". Poi va a finire sempre che i passi sono nove e mezzo o dodici e ti ritrovi a barare con te stessa. O magari torni indietro e fai i passi più piccoli per farceli rientrare. Che cazzata! Ehehhehe. Questa e altre minchiate magico-infantili sono per me irrinunciabili, come lo straparlare di piccoli dettagli, cantare al mattino o buttarmi dalla finestra di un capannone in costruzione alta due metri per accedere prima al giardino di limoni anziché fare il giro lungo perché fa più parkour e perciò è più emozionante. Sono felice dei miei fottutissimi difetti: tutti! Sia quelli caratteriali (ODIO QUESTA PAROLAAA) che quelli fisici. Perché la maggior parte dei BELLI riconosciuti BELLI dalla società del cazzo, vuoi perché i genitori li hanno educati a usare la bellezza come grimaldello per scassinare le difficoltà, vuoi perché gente sfigata amante dell'elogiare ciò che di fatto si autoelogia da se ha passato il tempo ad incensare sti cazzoni, QUESTI sono venuti su scemi come na zucca rinsecchita dentro la quale abita un'inutile sorpresa dell'uovo kinder risalente agli anni ottanta che se ti metti a shakerà la Curcubita questa produce quel tipico suono secco e insignificante più stupido ra mincia c'abbola*. Questo lo dico senza invidie o frustrazioni. Ma a ciascuno il suo. A parte il 70% di acqua, il restante 30% della mia superficie corporea è costituita da stupidità. E per stupidità intendo quella sostanza chimica che mi porta a godere delle mie contraddizioni. Infatti sparlo con tanta foga del 'Nord', ma ho come dolce preferito lo strudel; porto la bandiera della Trinacria cucita sul culo, ma penso che Venezia, la tipica città da cartolina, sia il luogo più bello d'Italia. Non ci posso fare nulla, io la amo. Ci vivrei se non fosse che non posso più abitare in sto paese marcio ultimo peto della Lega Nord. I veneziani sono i napoletani del Veneto, sul serio! Gente scaltra e affettuosa che all'occorrenza te la mette nel culo, in una parola: fighi! Poi a Venezia si mangia benissimo e hai la possibilità di immergerti passo dopo passo in una vera bellezza profumata di memento mori al sapor di putrescenza e acqua sfiorita. Bellissima! Ma nel prossimo mese le mie mete (forse) saranno altre. Mi avventurerò in quel di Costantinopoli. Di certo mi curerò di non girovagare in bici vestita in abito da sposa come certe sedicenti artiste di buona famiglia, morte ammazzate per forza di cose. Cioe' Ciccina, anche se fossi passata dal Librino a Catania t'avessero acciso conciata in quel modo. Ma comunque, bando alle Pippe, concludo con l'ultima delle cazzate. Se non avete l'ironia di apprezzare la genialità estetica e psicologica di Valeria Marini, non parlatemi più. Io amo quella maiala sarda insignificante quasi quanto amo Claudia Koll dopo la conversione ed è per questo che vi lascio questo serissimo annuncio scritto dalla qui presente:
CERCASI COINQUILINA BIONDA TROIA RICCA ESPERTA IN CUNILINGUS E PULIZIA DELLA CASA. ANCHE SE MI INNAMORO DELLA SEGRETA LINEA MUTA CHE E' NELLA MOSTRUOSITA' DEGLI ESSERI E DELLE COSE SINGOLARI, LA CERCO BONA SCEMA E GALLINA MA ESPERTA NELL'ARTE DO' PILU
CHIAMA SUBITO O SCRIVI QUI
*<<si si, suonano e corrono sulle montagne con le chitarre elettriche, ma mi vuoi dire dove sono attaccati? Dove stanno gli amplificatori?>>
*minchia che vola
Non riesco a togliermi il vizio di formulare scommesse a vuoto contro il fato. Vi faccio un esempio. Vi è mai capitato di segnare un punto d'arrivo immaginario nello spazio intorno a voi e pensare "se conto dieci passi da qua a la, nella vita avrò successo e gloria". Poi va a finire sempre che i passi sono nove e mezzo o dodici e ti ritrovi a barare con te stessa. O magari torni indietro e fai i passi più piccoli per farceli rientrare. Che cazzata! Ehehhehe. Questa e altre minchiate magico-infantili sono per me irrinunciabili, come lo straparlare di piccoli dettagli, cantare al mattino o buttarmi dalla finestra di un capannone in costruzione alta due metri per accedere prima al giardino di limoni anziché fare il giro lungo perché fa più parkour e perciò è più emozionante. Sono felice dei miei fottutissimi difetti: tutti! Sia quelli caratteriali (ODIO QUESTA PAROLAAA) che quelli fisici. Perché la maggior parte dei BELLI riconosciuti BELLI dalla società del cazzo, vuoi perché i genitori li hanno educati a usare la bellezza come grimaldello per scassinare le difficoltà, vuoi perché gente sfigata amante dell'elogiare ciò che di fatto si autoelogia da se ha passato il tempo ad incensare sti cazzoni, QUESTI sono venuti su scemi come na zucca rinsecchita dentro la quale abita un'inutile sorpresa dell'uovo kinder risalente agli anni ottanta che se ti metti a shakerà la Curcubita questa produce quel tipico suono secco e insignificante più stupido ra mincia c'abbola*. Questo lo dico senza invidie o frustrazioni. Ma a ciascuno il suo. A parte il 70% di acqua, il restante 30% della mia superficie corporea è costituita da stupidità. E per stupidità intendo quella sostanza chimica che mi porta a godere delle mie contraddizioni. Infatti sparlo con tanta foga del 'Nord', ma ho come dolce preferito lo strudel; porto la bandiera della Trinacria cucita sul culo, ma penso che Venezia, la tipica città da cartolina, sia il luogo più bello d'Italia. Non ci posso fare nulla, io la amo. Ci vivrei se non fosse che non posso più abitare in sto paese marcio ultimo peto della Lega Nord. I veneziani sono i napoletani del Veneto, sul serio! Gente scaltra e affettuosa che all'occorrenza te la mette nel culo, in una parola: fighi! Poi a Venezia si mangia benissimo e hai la possibilità di immergerti passo dopo passo in una vera bellezza profumata di memento mori al sapor di putrescenza e acqua sfiorita. Bellissima! Ma nel prossimo mese le mie mete (forse) saranno altre. Mi avventurerò in quel di Costantinopoli. Di certo mi curerò di non girovagare in bici vestita in abito da sposa come certe sedicenti artiste di buona famiglia, morte ammazzate per forza di cose. Cioe' Ciccina, anche se fossi passata dal Librino a Catania t'avessero acciso conciata in quel modo. Ma comunque, bando alle Pippe, concludo con l'ultima delle cazzate. Se non avete l'ironia di apprezzare la genialità estetica e psicologica di Valeria Marini, non parlatemi più. Io amo quella maiala sarda insignificante quasi quanto amo Claudia Koll dopo la conversione ed è per questo che vi lascio questo serissimo annuncio scritto dalla qui presente:
CERCASI COINQUILINA BIONDA TROIA RICCA ESPERTA IN CUNILINGUS E PULIZIA DELLA CASA. ANCHE SE MI INNAMORO DELLA SEGRETA LINEA MUTA CHE E' NELLA MOSTRUOSITA' DEGLI ESSERI E DELLE COSE SINGOLARI, LA CERCO BONA SCEMA E GALLINA MA ESPERTA NELL'ARTE DO' PILU
CHIAMA SUBITO O SCRIVI QUI
*<<si si, suonano e corrono sulle montagne con le chitarre elettriche, ma mi vuoi dire dove sono attaccati? Dove stanno gli amplificatori?>>
*minchia che vola
giovedì 5 aprile 2012
Un rituale da mucca pazza
No, non ho finito gli argomenti. Semplicemente mi sono abbandonata alla spuma dei piaceri. Un otium poco letterario che ha previsto l'uso sregolato di vino, baci, vita campestre, cibo e godimenti vari. Ne avevo bisogno. Inoltre, grazie al parto estivo della bara mi sono permessa di seppellire momentaneamente la mia tanto amata musa Arte. Questo time out dai miei soliti esercizi spirituali mi ha portato, tra mille difficoltà, a recuperare il rapporto con la Mariachiara della prima adolescenza abbandonata ingiustamente per andare appresso a falsi miti di alienazione e reiezione. Soltanto adesso, con un vero raddrizzamento dell'identità, mi sono resa conto di ciò che è umano e disumano dentro di me, ma in ogni caso la parte più strana non rappresenta più un problema. Adesso che l'ho appurato posso assaporare le cose più banali di questo mondo con la giusta lucidità, libera dalla dittatura della mia parte più bigotta e lesiva. Ma badate bene perché questo processo di rivelazioni non ha mutato la mia voglia di criticare e di tagliare in tanti piccoli pezzettini la realtà. Il mio odio analitico-fendente non è deceduto, anzi è maturato, addirittura cresciuto oltremisura.
E' mia abitudine cuocere il riso in bianco, lasciarlo freddare in frigo e poi mangiarlo con le gallette. Pensandoci bene è come applicare lo stesso principio della mucca pazza al riso. Non so perché lo faccio. Ci sono cose che mi disgustano profondamente che trovo davvero deliziose e le gallette di riso condite col riso sono una di queste. Però, bisogna fare una distinzione. Un conto è ciò che disgustandomi mi piace, un conto è quello che detesto categoricamente a tutti gli effetti. Ad esempio, mi sono stancata di questi cinquantenni superacculturati che usano come biglietto da visita gli ideali più alti e che alla fine dei giochi, pur di leccare una fica o tastare qualche tetta, dimentichi di arte e bellezza, intrattengono rapporti con violentatrici di Waterhouse, o peggio con trincia-Eric Satie a tradimento, fantomatiche ballerine del sotto-Scala e altri esemplari affini. Capite? Hanno defecato su Lord Byron, hanno imbrattato Wildt, hanno chiuso nei musei il Circo. Che sconforto! Mi spingono all'apice del mio odio trasformandomi in una perversa inquisitrice munita della culla di Giuda pronta a punire il minimo battito d'ali fuori tempo. Come Woody Allen tornando sui suoi passi ha chiesto di dare a Cesare quel che è di Cesare relegando i vecchi ai vecchi, io propongo la stessa identica cosa se il prezzo da pagare è lo scadere nel patetico. La purezza di spirito non ha età, la lascivia degli uomini accecati dalla satiriasi si!
Sola, nella pancia della balena apprendo il mutare sempreuguale delle mie azioni e tu (che sei completamente sb(p)roccato), arrivato a questo punto, dovresti capire che un pene non basterà a salvare la tua dignità di uomo.
Le donne sono avvantaggiante dall'evirazione naturale di ogni pendente.
A proposito di vecchi...
'V' per Libera
In uno scorcio pasoliniano di realtà poco milanese Libera allevava oche, conigli, galline, ma vecchia com'era non riusciva a gestire l'intrusione di una miriade di topi di fogna tanto che finì col diventarne allevatrice. Questo significa che per quanto c'impegnamo con la nostra volontà di potenza a costruire splendidi giardini ordinati secondo il gusto che più ci aggrada, qualche sterpaglia serpeggerà sempre di soppiatto, così come nella realtà esseri dalla natura abominevole s'insinuano nelle nostre vite. Le presenze più abominevoli che ho avuto la disgrazia d'introdurre nella mia sono state sicuramente le bellezze-schermo. Una volta, da piccolina, immersa nella vasca da bagno con mia sorella, notai come sul suo mignolo mancasse l'unghia del dito più piccolo. Ovvio che la causa aveva a che fare con un semplice incidente, ma lei, fantasiosa come sempre, mi disse che l'aveva rubata Gesù. Questa immagine sconvolgente di un Gesù-ruba-unghia-di-soppiatto mi è rimasta impressa per anni. Le unghie sono come i sassi, non sai mai se prenderli per cose viventi o morte, stanno sempre lì e sembrano imperturbabili; s'incarniscono, muoiono, si reincarnano. Imperturbabili come quelle bellezze assenti mancanti di carattere alle quali facevo riferimento prima, abominevoli in quanto impresse solo sul guscio. Siamo tutti un pò necrofili quando scegliamo di interessarci a qualcuno che troviamo bello e basta (della serie 'giocherello punzecchiando col bastone il corpo inanimato'). Non che la mancanza di anima mi alletti, ma il fatto di vedere una bellezza vuota come una bella scatola cinese di tanto in tanto non mi dispiace, giusto per dare voce al mio ego taurino e ignorante. Prima ero convinta che la società seguisse questa linea di pensiero, che premiasse le bucce, ma non è affatto così. Anzi, la vittoria è del qualunquismo e della gente brutta in quanto banale. E poi ci tengono a farti sapere quanto siano speciali loro, esseri della folla vestiti volutamente senza personalità ne rischio. Il piacere di essere semplici, di incarnare l'immagine del ragazzo/ragazza della porta accanto, dicono. La categoria che fa più cagare è quella degli artisti che se la pensano in questo modo. << Posso stare anche in tuta perché ho personalità da vendere >>. Enno' cazzo! A prescindere dal fatto che il bramare un vestiario eccentrico è genetico per un artista, avete idea voi sempliciotti dell'esperienza rimbaudina che vi perdete indossando questa pelliccia di cagnesco senza arte ne parte? Essere estremi e ridicoli è fondamentale. E' già una performance. Un esercizio sacro. Per i cattolici c'è il rosario, per l'artista la sfilata moda mare al porto dello sputtanamento. Lo sapeva Picasso ironizzando sulla sua virilità con la freschezza frocio-francese della sua maglia a righe, Dalì con le ascelle cosparse di sterco di capra, Frida con tanto di monociglio o Millais conciato alla Dante all'occorenza.
Di recente non so per quale cazzo di motivo il mondo che ho attorno sta cambiando in modo fastidiosamente negativo. Io mi sento un pò come il Messia selvaggio di Ken Russell, ma gli altri sono tristi, disfattisti e fanno cazzate. Aspiro a possedere col mio prossimo più prossimo un grado di confidenza tale da cancellare qualsiasi nebbia dalla valle delle comprensioni nella speranza di generare una felicità frizzante non priva di amarezze alla cuccuruccucu Paloma! Ma tutte le ciambelle riescono polpette.
Ma passiamo ad alcune domande che avrei da proporvi:
1. Che ci fa una una tipa che somiglia a Michael Jackson con una borsa con su stampato Michael Jackson? E soprattutto, come devo prendere questa immagine proposta dalla realtà? Che significa?
2. Perché tutte le tipe che suonano affidandosi alla loop-station hanno i capelli unti? E' il loop che sporca?
3. Perché il sindaco di Varallo ha aspirazioni da azionista viennese?
Porte sul nulla. E comunque sei un cazzo di miserabile professore cinquantenne bastardo che so io. Fottiti la tua ballerina ignorante con la faccia da Pincopanco e Pancopinco.
Il mio buonsenso bambino ha preso diverse scelte profetiche nel tempo e c'ha sempre azzeccato come con te. Perciò fanculo di nuovo!
ps. alla veneranda età di 25 anni ho imparato (GRAZIE ALLA CUMMARI MARTINA) ad andare in bici, prima non ci riuscivo. SUCATE!
E' mia abitudine cuocere il riso in bianco, lasciarlo freddare in frigo e poi mangiarlo con le gallette. Pensandoci bene è come applicare lo stesso principio della mucca pazza al riso. Non so perché lo faccio. Ci sono cose che mi disgustano profondamente che trovo davvero deliziose e le gallette di riso condite col riso sono una di queste. Però, bisogna fare una distinzione. Un conto è ciò che disgustandomi mi piace, un conto è quello che detesto categoricamente a tutti gli effetti. Ad esempio, mi sono stancata di questi cinquantenni superacculturati che usano come biglietto da visita gli ideali più alti e che alla fine dei giochi, pur di leccare una fica o tastare qualche tetta, dimentichi di arte e bellezza, intrattengono rapporti con violentatrici di Waterhouse, o peggio con trincia-Eric Satie a tradimento, fantomatiche ballerine del sotto-Scala e altri esemplari affini. Capite? Hanno defecato su Lord Byron, hanno imbrattato Wildt, hanno chiuso nei musei il Circo. Che sconforto! Mi spingono all'apice del mio odio trasformandomi in una perversa inquisitrice munita della culla di Giuda pronta a punire il minimo battito d'ali fuori tempo. Come Woody Allen tornando sui suoi passi ha chiesto di dare a Cesare quel che è di Cesare relegando i vecchi ai vecchi, io propongo la stessa identica cosa se il prezzo da pagare è lo scadere nel patetico. La purezza di spirito non ha età, la lascivia degli uomini accecati dalla satiriasi si!
Sola, nella pancia della balena apprendo il mutare sempreuguale delle mie azioni e tu (che sei completamente sb(p)roccato), arrivato a questo punto, dovresti capire che un pene non basterà a salvare la tua dignità di uomo.
Le donne sono avvantaggiante dall'evirazione naturale di ogni pendente.
A proposito di vecchi...
'V' per Libera
In uno scorcio pasoliniano di realtà poco milanese Libera allevava oche, conigli, galline, ma vecchia com'era non riusciva a gestire l'intrusione di una miriade di topi di fogna tanto che finì col diventarne allevatrice. Questo significa che per quanto c'impegnamo con la nostra volontà di potenza a costruire splendidi giardini ordinati secondo il gusto che più ci aggrada, qualche sterpaglia serpeggerà sempre di soppiatto, così come nella realtà esseri dalla natura abominevole s'insinuano nelle nostre vite. Le presenze più abominevoli che ho avuto la disgrazia d'introdurre nella mia sono state sicuramente le bellezze-schermo. Una volta, da piccolina, immersa nella vasca da bagno con mia sorella, notai come sul suo mignolo mancasse l'unghia del dito più piccolo. Ovvio che la causa aveva a che fare con un semplice incidente, ma lei, fantasiosa come sempre, mi disse che l'aveva rubata Gesù. Questa immagine sconvolgente di un Gesù-ruba-unghia-di-soppiatto mi è rimasta impressa per anni. Le unghie sono come i sassi, non sai mai se prenderli per cose viventi o morte, stanno sempre lì e sembrano imperturbabili; s'incarniscono, muoiono, si reincarnano. Imperturbabili come quelle bellezze assenti mancanti di carattere alle quali facevo riferimento prima, abominevoli in quanto impresse solo sul guscio. Siamo tutti un pò necrofili quando scegliamo di interessarci a qualcuno che troviamo bello e basta (della serie 'giocherello punzecchiando col bastone il corpo inanimato'). Non che la mancanza di anima mi alletti, ma il fatto di vedere una bellezza vuota come una bella scatola cinese di tanto in tanto non mi dispiace, giusto per dare voce al mio ego taurino e ignorante. Prima ero convinta che la società seguisse questa linea di pensiero, che premiasse le bucce, ma non è affatto così. Anzi, la vittoria è del qualunquismo e della gente brutta in quanto banale. E poi ci tengono a farti sapere quanto siano speciali loro, esseri della folla vestiti volutamente senza personalità ne rischio. Il piacere di essere semplici, di incarnare l'immagine del ragazzo/ragazza della porta accanto, dicono. La categoria che fa più cagare è quella degli artisti che se la pensano in questo modo. << Posso stare anche in tuta perché ho personalità da vendere >>. Enno' cazzo! A prescindere dal fatto che il bramare un vestiario eccentrico è genetico per un artista, avete idea voi sempliciotti dell'esperienza rimbaudina che vi perdete indossando questa pelliccia di cagnesco senza arte ne parte? Essere estremi e ridicoli è fondamentale. E' già una performance. Un esercizio sacro. Per i cattolici c'è il rosario, per l'artista la sfilata moda mare al porto dello sputtanamento. Lo sapeva Picasso ironizzando sulla sua virilità con la freschezza frocio-francese della sua maglia a righe, Dalì con le ascelle cosparse di sterco di capra, Frida con tanto di monociglio o Millais conciato alla Dante all'occorenza.
Di recente non so per quale cazzo di motivo il mondo che ho attorno sta cambiando in modo fastidiosamente negativo. Io mi sento un pò come il Messia selvaggio di Ken Russell, ma gli altri sono tristi, disfattisti e fanno cazzate. Aspiro a possedere col mio prossimo più prossimo un grado di confidenza tale da cancellare qualsiasi nebbia dalla valle delle comprensioni nella speranza di generare una felicità frizzante non priva di amarezze alla cuccuruccucu Paloma! Ma tutte le ciambelle riescono polpette.
Ma passiamo ad alcune domande che avrei da proporvi:
1. Che ci fa una una tipa che somiglia a Michael Jackson con una borsa con su stampato Michael Jackson? E soprattutto, come devo prendere questa immagine proposta dalla realtà? Che significa?
2. Perché tutte le tipe che suonano affidandosi alla loop-station hanno i capelli unti? E' il loop che sporca?
3. Perché il sindaco di Varallo ha aspirazioni da azionista viennese?
Porte sul nulla. E comunque sei un cazzo di miserabile professore cinquantenne bastardo che so io. Fottiti la tua ballerina ignorante con la faccia da Pincopanco e Pancopinco.
Il mio buonsenso bambino ha preso diverse scelte profetiche nel tempo e c'ha sempre azzeccato come con te. Perciò fanculo di nuovo!
ps. alla veneranda età di 25 anni ho imparato (GRAZIE ALLA CUMMARI MARTINA) ad andare in bici, prima non ci riuscivo. SUCATE!
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