Perdere l'amore. Essere intercambiabili. Ogni cosa è imperativa, non si oscura, anzi, è troppo illuminata, chiara, tagliente, letale nel suo esserci totale. Sperduta su di un'isola popolata soltanto da figure monolitiche: i miei oggetti. Le mie cianfrusaglie non parlano più. Non sono più le festose e vivaci incarnazioni dello spirito di quell'amore ballerino sulle labbra insidiose dell'Arte. Un crocifisso è solo un crocifisso. Più fisso che croce. -sacro/+vuoto: << Dio ti prego, fai che vada tutto bene…>> e sentire mille frustrazioni che ti assalgono perché sai bene che due legnetti incrociati e un pezzo di plastica fluorescente non potranno mai salvarti. Tutto ti si rivolta contro. Istigare un gatto alla violenza, fargli sguainare gli artigli e usarli a mò di puntasecca sulla tua pelle per scopi autolesionistici non pare poi così assurdo. Ma in fondo, non è che l'ennesimo rituale. Posso sentire ancora il sangue scorrere dentro le lunghe bluastre cannucce del mio corpo. Linee geometriche lo percorrono, tarate secondo la misura del ricordo. Semirette lacrimali scendono parallele a quelle linee immaginarie segnate sulle braccia che servirebbero ad una mia eventuale apertura permanente. Questo si che è amore. Sentire l'estrema mancanza fisica. Sentire quel corpo che più non è corrompersi via via, lento, come il latte abbandonato nel frigo. Apro quella verticale bara elettrica portavivande come se dovessi scegliere una delle tre enigmatiche porte del destino e quello che trovo è la più spiazzante patologica sete di corpo annaspare al mancare del corpo gemello maschile di lui. Davanti al bancone del suo super/corpo-mercato mi sento impacciata: << 500 grammi di magro piede alabastrino, qualche pezzo di coscia tesa nerboruta, una vaschetta di capezzoli color latte macchiato, scaglie di schiena ampia forte tela indistruttibile, un cespo di capelli folti da afferraggio-ratto-di-Proserpina, occhi rabbiosi accesi confezionati nel tetrapak salvafreschezza. Solo che è tutto scaduto. L'angoscia va sommandosi etto dopo etto. Un cartone di ovuli ancora pieni di sangue mi cade di mano sul pavimento di cocciopesto confusionario Bologna anni '70 sul quale poggia festoso e deprimente il supermercato. Osservo l'espandersi del mio dolore tra una tesserina e l'altra. Nessuna lines-idea potrà salvarmi. Su tutto il mio corpo vedo materializzarsi un trattino dopo l'altro le linee direzionali del ritaglio con tanto di forbicina in miniatura annessa. Moralmente discutibile la mia reazione da essere umano. Yamamoto Musashi appollaiato sulla cassa numero 4 mi attende per sferrare il colpo di grazia e punirmi per la mia condotta sith. Al tatto lo scontrino mi riporta al paesaggio fetish dei suoi occhi bendati con del raso di prima scelta, per questo oleoso, scivoloso, elegante. Alle spalle mi lascio il tendone circense di schifezze che dovrebbero garantire la sopravvivenza del corpo.
Torno a casa. Devo rifocillarmi. Il gatto incide reticolati sulla mia mano destra; dicono: <<sta solo giocando!>>. Bel gioco del cazzo Amico, bel gioco del cazzo!
martedì 4 dicembre 2012
martedì 23 ottobre 2012
COLORI RECESSIVI
IL NON COLORE
Conigli, gatti, orsi e topi albini. Non mi piacciono. Non li reputo interessanti. Sembrano la versione bollita e andata a male dei loro simili. Ah! Questo discorso non vale per il pavone (quello albino è davvero spettacolare). Lo sapevate che l'animale in questione lancia degli urli tanto striduli e insopportabili che agli inizi del '900 quando era in auge il possedere un sontuoso pavone nel giardino di casa, a qualche orefice venne commissionato di creare una sorta di museruola per pavoni (beccaruola?) elegantemente incastonata di pietre preziose e diamanti degna della Contessa Luisa Casati? Ma tornando alla questione principale, oggi pomeriggio il caso mi ha costretta a tornare sui miei passi. Mi trovavo nell'atrio della biblioteca Sala borsa di Bologna e nell'attesa di restituire i libri, guardando di qua e di la, mi sono imbattuta in uno stupendo esemplare di umano albino maschio, comodamente svaccato su di una di quelle orribili sedie con tanto di poggia pc annesso. Una figura stupenda, l'incarnazione di un dio che nessuno vorrebbe venerare perché anemico, scolorito dalla morte. Al primo colpo d'occhio mi si rivelano le vene delle braccia che m'inducono a pensare: << come minimo gli scorrerà cioccolato bianco al posto del sangue…! >>. Dopo è la volta degli occhi freddi come biglie sepolte nel ghiaccio. I capelli chiudono la visita guidata alla sbiadita fiera delle sue vanità, di un colore assente, simile a quello delle nuvole che s'agghindano coi riflessi delle cose colorate che gli gravitano attorno. Sconvolta. La posizione, come dicevo, annoiata, presuntuosa, tanto che non distoglie manco lo sguardo quando lo passo al radar con gli occhi. Mi siedo per osservarlo meglio e scrivere queste poche righe ed è in quel preciso istante che piombano di fronte a me, a ritmo di danza tribale, Musa e Marika travestite da Tuareg alle quali spiego la faccenda. Lui: sparito. Si sarà disciolto nell'aria? Comunque non sono malata, è che mi piace proprio il bianco. Stravedo per il bianco delle camice inamidate, per le gonne di pizzo sangallo di Zara Kids, per le mutande da dodicenne illibata, per le canottiere a coste dei muratori panzoni, per i guantini ricamati da prima comunione, per il film Bianca di Nanni Moretti.
UNA BIANCA VISIONE
Quando avevo tre-quattro anni ero molto affezionata alla mia bisnonna Peppina. Sarà per la stanchezza della vecchiaia o quella saggezza che ti porta a subire ogni genere di rottura di coglioni, la nonna, chiamata da tutti noi mamma, sopportava i miei continui ed estenuanti racconti conditi di enciclopediche bugie bambinesche. Poco dopo la sua morte mi capitò di fare un sogno: questa, vestita completamente di abiti bianco avorio semi-trasparenti rifiniti con maniche e dettagli ricamati, si tuffava in una grande cascata rosso sangue e uscendone completamente linda, mi guardava in faccia pronunciando il numero << undici! >>. A parte appurare l'inquietante ritorno della cifra nelle liriche di Sopor Aeternus, in quelle dei Tool e sulla poltrona del cinema assegnata per caso, e ancora sul numero d'attesa alle poste etc etc, la domanda che sopraggiunge naturale è: perché cazzo la mia mente a quell'età ha formulato un sogno del genere?
Datemi delle risposte!
ODIO IL GRIGIO
Cos'è sto grigio che avanza sul cielo come un leviatano appena uscito dal mare?
La meteoropatia non è una stronzata. Cazzo che depressione, non riesco a riprendermi e non faccio altro che ascoltare gli Jesu per sentirmi ancora più di merda.
Ho un cassonetto dell'indifferenziata al posto della testa.
Rinnegazione totale di quello che è il passato, a parte gli scontrini; l'unica cosa che mi emoziona è leggere quelli lasciati a dormire da tempo sul fondo del portafogli, leggere le etichette della Palmolive e subito dopo Dante Gabriel Rossetti che mi parla di languore mixato a seghe sull'amor cortese che non è altro che raffinata frociaggine convertita in idealizzazione compulsiva. La musica ha perso sapore. Se c'e' una bellezza, io non riesco più a capirla, a vederla, ecco. La cosa più grave è che tutto quello che non mi sta bene, non mi rende agitata, nervosa, ansiosa. Lo accetto e sto zitta. Tiro dritto. Maquandomai? Per tale ragione non mi resta che fumarmi i polmoni.
15 settembre: apatia. Detesto ogni singola molecola di aria che mi sono curata di inglobare allo smalto della bici che sto dipingendo e che ho rubato a qualcuno che mi piace immaginare come Silent Bob (solo con la testa di gatto). Questa è l'età di pensare alla coppietta del cazzo, ma io sembro un fottutissimo Ignazio Denner di Hoffman. Due capelli bianchi spuntano, due palle sto tempo di merda, due a due come quelle patatine di polistirolo al formaggio che ti vanno sempre per traverso facendoti tossire. In una parola tutto questo è insofferenza. Voglio una religione, datemela!
VERDERAME
Oddio mi esplode il cuore! Non posso cambiare me stessa, io sono nata per innamorarmi, per divorare, immortale quanto le zanzare giganti della Certosa di Bologna. A volte mi innamoro dei passati sconosciuti dei miei cari, mi inganno facendo finta di conoscerli, di ripercorrerli. A distanza di timidezza capisco l'amore che nutro per i miei genitori, per mia sorella, poi quando gli alberi vengono scossi dal vento e arrivano a toccarsi, me ne dimentico e tutto diventa superficiale, bellicoso e di nuovo superficiale e sembra che non li ami davvero più, ma mi basta guardare le foto di me piccola e di loro giovani per ritrovare il mio memento di amore.
Un incedere di ritrovata purezza, un rimescolarsi del sangue mi inonda il cuore e capisco chi sono, così, d'un tratto. Annoiatevi con questo mio sentimento nuevo e positivo, già troppo presto transustanziato in violenza verderame, come sempre.
COLOR CARNE
desiderio profondo di violenza al livello dell'epidermide
Oscillo tra romanticismo e carnazza.
Non riesco a decidermi. E' come scegliere tra un bicchiere di Primitivo di Manduria e uno di vero, autentico Nero d'Avola.
Si! spiaccicami il cervello contro il muro, fallo colare e leccare al nano di Twin Peaks.
No, non voglio, vorrei soltanto abbracciarti e darti qualche triste bacio di tanto in tanto. Chuck Palahniuk o una delle Bronte?
Ma che cazzo ne so. Ciao, pazzo bipolare, se sei lì, fa un fischio.
ps. per la vanagloria (e poi manco tanta): nella foto sono due volte io. Au revoir
Conigli, gatti, orsi e topi albini. Non mi piacciono. Non li reputo interessanti. Sembrano la versione bollita e andata a male dei loro simili. Ah! Questo discorso non vale per il pavone (quello albino è davvero spettacolare). Lo sapevate che l'animale in questione lancia degli urli tanto striduli e insopportabili che agli inizi del '900 quando era in auge il possedere un sontuoso pavone nel giardino di casa, a qualche orefice venne commissionato di creare una sorta di museruola per pavoni (beccaruola?) elegantemente incastonata di pietre preziose e diamanti degna della Contessa Luisa Casati? Ma tornando alla questione principale, oggi pomeriggio il caso mi ha costretta a tornare sui miei passi. Mi trovavo nell'atrio della biblioteca Sala borsa di Bologna e nell'attesa di restituire i libri, guardando di qua e di la, mi sono imbattuta in uno stupendo esemplare di umano albino maschio, comodamente svaccato su di una di quelle orribili sedie con tanto di poggia pc annesso. Una figura stupenda, l'incarnazione di un dio che nessuno vorrebbe venerare perché anemico, scolorito dalla morte. Al primo colpo d'occhio mi si rivelano le vene delle braccia che m'inducono a pensare: << come minimo gli scorrerà cioccolato bianco al posto del sangue…! >>. Dopo è la volta degli occhi freddi come biglie sepolte nel ghiaccio. I capelli chiudono la visita guidata alla sbiadita fiera delle sue vanità, di un colore assente, simile a quello delle nuvole che s'agghindano coi riflessi delle cose colorate che gli gravitano attorno. Sconvolta. La posizione, come dicevo, annoiata, presuntuosa, tanto che non distoglie manco lo sguardo quando lo passo al radar con gli occhi. Mi siedo per osservarlo meglio e scrivere queste poche righe ed è in quel preciso istante che piombano di fronte a me, a ritmo di danza tribale, Musa e Marika travestite da Tuareg alle quali spiego la faccenda. Lui: sparito. Si sarà disciolto nell'aria? Comunque non sono malata, è che mi piace proprio il bianco. Stravedo per il bianco delle camice inamidate, per le gonne di pizzo sangallo di Zara Kids, per le mutande da dodicenne illibata, per le canottiere a coste dei muratori panzoni, per i guantini ricamati da prima comunione, per il film Bianca di Nanni Moretti.
UNA BIANCA VISIONE
Quando avevo tre-quattro anni ero molto affezionata alla mia bisnonna Peppina. Sarà per la stanchezza della vecchiaia o quella saggezza che ti porta a subire ogni genere di rottura di coglioni, la nonna, chiamata da tutti noi mamma, sopportava i miei continui ed estenuanti racconti conditi di enciclopediche bugie bambinesche. Poco dopo la sua morte mi capitò di fare un sogno: questa, vestita completamente di abiti bianco avorio semi-trasparenti rifiniti con maniche e dettagli ricamati, si tuffava in una grande cascata rosso sangue e uscendone completamente linda, mi guardava in faccia pronunciando il numero << undici! >>. A parte appurare l'inquietante ritorno della cifra nelle liriche di Sopor Aeternus, in quelle dei Tool e sulla poltrona del cinema assegnata per caso, e ancora sul numero d'attesa alle poste etc etc, la domanda che sopraggiunge naturale è: perché cazzo la mia mente a quell'età ha formulato un sogno del genere?
Datemi delle risposte!
ODIO IL GRIGIO
Cos'è sto grigio che avanza sul cielo come un leviatano appena uscito dal mare?
La meteoropatia non è una stronzata. Cazzo che depressione, non riesco a riprendermi e non faccio altro che ascoltare gli Jesu per sentirmi ancora più di merda.
Ho un cassonetto dell'indifferenziata al posto della testa.
Rinnegazione totale di quello che è il passato, a parte gli scontrini; l'unica cosa che mi emoziona è leggere quelli lasciati a dormire da tempo sul fondo del portafogli, leggere le etichette della Palmolive e subito dopo Dante Gabriel Rossetti che mi parla di languore mixato a seghe sull'amor cortese che non è altro che raffinata frociaggine convertita in idealizzazione compulsiva. La musica ha perso sapore. Se c'e' una bellezza, io non riesco più a capirla, a vederla, ecco. La cosa più grave è che tutto quello che non mi sta bene, non mi rende agitata, nervosa, ansiosa. Lo accetto e sto zitta. Tiro dritto. Maquandomai? Per tale ragione non mi resta che fumarmi i polmoni.
15 settembre: apatia. Detesto ogni singola molecola di aria che mi sono curata di inglobare allo smalto della bici che sto dipingendo e che ho rubato a qualcuno che mi piace immaginare come Silent Bob (solo con la testa di gatto). Questa è l'età di pensare alla coppietta del cazzo, ma io sembro un fottutissimo Ignazio Denner di Hoffman. Due capelli bianchi spuntano, due palle sto tempo di merda, due a due come quelle patatine di polistirolo al formaggio che ti vanno sempre per traverso facendoti tossire. In una parola tutto questo è insofferenza. Voglio una religione, datemela!
VERDERAME
Oddio mi esplode il cuore! Non posso cambiare me stessa, io sono nata per innamorarmi, per divorare, immortale quanto le zanzare giganti della Certosa di Bologna. A volte mi innamoro dei passati sconosciuti dei miei cari, mi inganno facendo finta di conoscerli, di ripercorrerli. A distanza di timidezza capisco l'amore che nutro per i miei genitori, per mia sorella, poi quando gli alberi vengono scossi dal vento e arrivano a toccarsi, me ne dimentico e tutto diventa superficiale, bellicoso e di nuovo superficiale e sembra che non li ami davvero più, ma mi basta guardare le foto di me piccola e di loro giovani per ritrovare il mio memento di amore.
Un incedere di ritrovata purezza, un rimescolarsi del sangue mi inonda il cuore e capisco chi sono, così, d'un tratto. Annoiatevi con questo mio sentimento nuevo e positivo, già troppo presto transustanziato in violenza verderame, come sempre.
COLOR CARNE
desiderio profondo di violenza al livello dell'epidermide
Oscillo tra romanticismo e carnazza.
Non riesco a decidermi. E' come scegliere tra un bicchiere di Primitivo di Manduria e uno di vero, autentico Nero d'Avola.
Si! spiaccicami il cervello contro il muro, fallo colare e leccare al nano di Twin Peaks.
No, non voglio, vorrei soltanto abbracciarti e darti qualche triste bacio di tanto in tanto. Chuck Palahniuk o una delle Bronte?
Ma che cazzo ne so. Ciao, pazzo bipolare, se sei lì, fa un fischio.
ps. per la vanagloria (e poi manco tanta): nella foto sono due volte io. Au revoir
venerdì 7 settembre 2012
Supermassiva
Ho la bava alla testa. Mi sento peggio di una mosca che crea piccole putrefazioni personali defecando su corpi umani dormienti. Se avessi un pò di coraggio in più farei quello che andrebbe fatto: sposare una scimmia.
Perché secondo le ragazze del mio paese per essere eleganti devi vestirti come una prostituta? Perché quello stronzo di dio ha sprecato troppe gamme di blu in cielo e in mare limitando la maggior parte delle creature esistenti alle colorazioni più banali e qualche psicopatico che ha notato la cosa si è sentito in dovere di generare piccole creature blu dall'aspetto assai discutibile riconducenti ad una versione gay-rinascimentale di qualche fiaba crucca?
E' da tanto che non scrivo qui, ma a parte la scusa (vera) dello stato dolorante del mio cazzo di utero e della stesura di diversi racconti porno che vorrei vendere a qualche giornaletto sfigato di quintordine, sono stata impegnata a scuotere, arrunciare* e raccogliere carrube e tutto in vista del mio nuovo prossimo lavoro ispirato alla meravigliosa chiocciola di Franz Von Bayros. E a proposito di questo genere di cose, di recente ho conosciuto un fantastico artista di nome Angelo. Sarebbe meglio definirlo alchimista, ma non nel senso che si occupa di un modo diverso di intendere la materia, ma nel senso che crea dei modi diversi di partorire la materia. Lui risale alla macchina, non muta il risultato del lavoro, ma l'attrezzo che sta alla base della sua esecuzione. Una volta entrata in collisione con un personaggio del genere, la prima domanda che istintivamente m'incendia la testa è: perché le artiste donne non puntano mai a tanto e si limitano invece in modo arrogante ad accontentarsi del loro prodotto seguendo la linea "ogni scarrafò è bell' a mamma sò"? Vanessa Becroft, Sissi e tante altre non hanno fatto altro che arrestarsi dietro la linea di confine oltre la quale origina la vera hybris, facendo festa perché hanno generato qualcosa che va aldilà della normale procreazione di esseri umani! WOWWWW!!!…Mavaffanculo. Io, personalmente, parlando con Angelo provo una sana profonda invidia perché un giorno non molto lontano spero di essere ingegnosa e potente più di lui o almeno quanto lui. Bisogna finirla co sta messa in scena dell'artista che con i suoi quattro aborti vestiti a festa si vanta di quanto sia profondo il lavoro che l'ha condotto al risultato 'x'; robe da pittore della domenica che si sente il cazzo duro solo perché nel corso di un anno, anziché andare a messa con la moglie Rosa ha speso tutti i suoi settimi giorni della settimana a ricoprire di escrementi colorati tele 10x10 sul cavalletto di barbie. La nascita della videoscrittura come di tutte le cagate geniali legate alla macchina dalla quale in questo momento scrivo ha segnato il crollo totale della rappresentazione intesa come la intendono gli stupidi storici dell'arte, di quella rappresentazione legata alla meraviglia, allo scuotimento delle basi di trivio e quadrivio con il sacro intento di rigenerare la cultura. Ovvio che, se ci si accontenta della pisciata sparata volutamente fuori dal vaso, allora l'arte di adesso sembrerà vincente. Ma non può concludersi così il sogno magico dell'arte. Io auspico ad un sacrificio, a partorire l'albero maestro con tutta la vela capace di virare la direzione delle cose. Il punto è uno e trino:
1.STUPORE
2.BELLEZZA
3.MERAVIGLIA
Fine. Non raccontiamoci stronzate! Non ho intenzione di sentirmi il contorno angelicato di nessuno. BEATRICE UN CAZZO! Io ho un paio di coglioni per i quali non sono state ancora brevettate mutande capaci di contenerli. Voglio e pretendo da me stessa il più assoluto successo. Successo ricavato dalla "canzone dell' esperienza", non da quelle vane glorie che solleticano l'ano di tanti artistucci contemporanei. Voglio vivere al massimo, capire e cambiare la natura di ciò che può tornarmi utile a generare nuovi universi da zero, mondi capaci di gareggiare in velocità con la bellezza del vecchio già esistente. Ecologia dell'immagine zero, cavalletti take away al rogo, croce si, strada in discesa no. L'unico serio problema che comporta questo piano è la più estesa, angosciante e inevitabile solitudine. Attenzione, non mi riferisco alla solitudine sociale, su quel fronte non ho problemi, ma ad una solitudine d'intenti. La consapevolezza di ciò porta ad uno sfasamento insanabile dell'identità che non vi dico e se un attimo prima ti ritrovi a creare inni d'odio nei confronti di un determinato format del reale, che dovrebbe essere in controtendenza con te stessa, il giorno dopo magari ti ci ritrovi ficcato dentro giusto per sentirti un pò più Hamtaro (quel cazzo di criceto bene ambientato nel suo cazzo di mondo con tanti amici simpatici che insieme a lui capiscono l'importanza di girare nella ruota ad inerzia). Ed è per questa ragione che, sfruttando il mio tanto caro sentimento autolesionista ben peggiore di quello che fu di Masoch, mi concedo il lusso di frequentare luoghi come la palestra! Un incubo dentro quattro alte mura. Gli istruttori sboroni con lo scettro del potere in mano si sentono in dovere di parlare di tutto e a tutti, le donnine trasformano nella loro casa personale gli spogliatoi spalmandosi di oli, facendosi la ceretta, messe in piega, unghie, aborti clandestini. Il tutto mixato a musica demmerda, gente depressa, gente esaltata, maschi, femmine, vecchi, ormoni, mise dall'impatto estetico assai discutibile, integratori, asciugamani idrorepellenti del Decathlon (che se so' idrorepellenti poi a che cazzo servono?). Anche se mi spiace vivamente profanare i Tool in un ambiente del genere, non mi tocca che usarli come isolante perché mi permettono di non irrigidire i muscoli, ma al tempo stesso di continuare l'azione del mio odio. Io mi emargino distaccandomi totalmente dalla superficie in pvc, e quelle poche volte che parlo od interagisco con 'loro', me la tiro alla grande perché con la mia sola presenza faccio un grosso favore alla loro azienda dell'idiozia. Per capire meglio il grado di stupidità che permea tale ambiente vi invito a fare un semplice esperimento a casa: chiudetevi in una stanza con 3,4 vocabolari di quelli grossi, impilateli davanti a voi e poi cominciate a fare su e giù per 30- 40 minuti. Ok! Vi verranno un culo e un paio di cosce degne di un Apollo, ma che cazzo significa tale gesto? Men sana in corpore scemo. Mah! Per sopravvivere a tale scempio (e favorire un'ottima circolazione sanguigna) mi tocca farmi il trip del perfezionamento nazista, ma la verità è che vado in quel posto del cazzo perché sono alla ricerca dell'Hamtaro che è in me e che vorrei trovare anche se NO! NON ACCETTO DI SALIRE SU QUELLA RUOTA DEL CAZZO PERCHE' QUALCUNO L'HA MESSA LI' NELLA GABBIETTA!
*arrunciare: ammucchiare
Perché secondo le ragazze del mio paese per essere eleganti devi vestirti come una prostituta? Perché quello stronzo di dio ha sprecato troppe gamme di blu in cielo e in mare limitando la maggior parte delle creature esistenti alle colorazioni più banali e qualche psicopatico che ha notato la cosa si è sentito in dovere di generare piccole creature blu dall'aspetto assai discutibile riconducenti ad una versione gay-rinascimentale di qualche fiaba crucca?
E' da tanto che non scrivo qui, ma a parte la scusa (vera) dello stato dolorante del mio cazzo di utero e della stesura di diversi racconti porno che vorrei vendere a qualche giornaletto sfigato di quintordine, sono stata impegnata a scuotere, arrunciare* e raccogliere carrube e tutto in vista del mio nuovo prossimo lavoro ispirato alla meravigliosa chiocciola di Franz Von Bayros. E a proposito di questo genere di cose, di recente ho conosciuto un fantastico artista di nome Angelo. Sarebbe meglio definirlo alchimista, ma non nel senso che si occupa di un modo diverso di intendere la materia, ma nel senso che crea dei modi diversi di partorire la materia. Lui risale alla macchina, non muta il risultato del lavoro, ma l'attrezzo che sta alla base della sua esecuzione. Una volta entrata in collisione con un personaggio del genere, la prima domanda che istintivamente m'incendia la testa è: perché le artiste donne non puntano mai a tanto e si limitano invece in modo arrogante ad accontentarsi del loro prodotto seguendo la linea "ogni scarrafò è bell' a mamma sò"? Vanessa Becroft, Sissi e tante altre non hanno fatto altro che arrestarsi dietro la linea di confine oltre la quale origina la vera hybris, facendo festa perché hanno generato qualcosa che va aldilà della normale procreazione di esseri umani! WOWWWW!!!…Mavaffanculo. Io, personalmente, parlando con Angelo provo una sana profonda invidia perché un giorno non molto lontano spero di essere ingegnosa e potente più di lui o almeno quanto lui. Bisogna finirla co sta messa in scena dell'artista che con i suoi quattro aborti vestiti a festa si vanta di quanto sia profondo il lavoro che l'ha condotto al risultato 'x'; robe da pittore della domenica che si sente il cazzo duro solo perché nel corso di un anno, anziché andare a messa con la moglie Rosa ha speso tutti i suoi settimi giorni della settimana a ricoprire di escrementi colorati tele 10x10 sul cavalletto di barbie. La nascita della videoscrittura come di tutte le cagate geniali legate alla macchina dalla quale in questo momento scrivo ha segnato il crollo totale della rappresentazione intesa come la intendono gli stupidi storici dell'arte, di quella rappresentazione legata alla meraviglia, allo scuotimento delle basi di trivio e quadrivio con il sacro intento di rigenerare la cultura. Ovvio che, se ci si accontenta della pisciata sparata volutamente fuori dal vaso, allora l'arte di adesso sembrerà vincente. Ma non può concludersi così il sogno magico dell'arte. Io auspico ad un sacrificio, a partorire l'albero maestro con tutta la vela capace di virare la direzione delle cose. Il punto è uno e trino:
1.STUPORE
2.BELLEZZA
3.MERAVIGLIA
Fine. Non raccontiamoci stronzate! Non ho intenzione di sentirmi il contorno angelicato di nessuno. BEATRICE UN CAZZO! Io ho un paio di coglioni per i quali non sono state ancora brevettate mutande capaci di contenerli. Voglio e pretendo da me stessa il più assoluto successo. Successo ricavato dalla "canzone dell' esperienza", non da quelle vane glorie che solleticano l'ano di tanti artistucci contemporanei. Voglio vivere al massimo, capire e cambiare la natura di ciò che può tornarmi utile a generare nuovi universi da zero, mondi capaci di gareggiare in velocità con la bellezza del vecchio già esistente. Ecologia dell'immagine zero, cavalletti take away al rogo, croce si, strada in discesa no. L'unico serio problema che comporta questo piano è la più estesa, angosciante e inevitabile solitudine. Attenzione, non mi riferisco alla solitudine sociale, su quel fronte non ho problemi, ma ad una solitudine d'intenti. La consapevolezza di ciò porta ad uno sfasamento insanabile dell'identità che non vi dico e se un attimo prima ti ritrovi a creare inni d'odio nei confronti di un determinato format del reale, che dovrebbe essere in controtendenza con te stessa, il giorno dopo magari ti ci ritrovi ficcato dentro giusto per sentirti un pò più Hamtaro (quel cazzo di criceto bene ambientato nel suo cazzo di mondo con tanti amici simpatici che insieme a lui capiscono l'importanza di girare nella ruota ad inerzia). Ed è per questa ragione che, sfruttando il mio tanto caro sentimento autolesionista ben peggiore di quello che fu di Masoch, mi concedo il lusso di frequentare luoghi come la palestra! Un incubo dentro quattro alte mura. Gli istruttori sboroni con lo scettro del potere in mano si sentono in dovere di parlare di tutto e a tutti, le donnine trasformano nella loro casa personale gli spogliatoi spalmandosi di oli, facendosi la ceretta, messe in piega, unghie, aborti clandestini. Il tutto mixato a musica demmerda, gente depressa, gente esaltata, maschi, femmine, vecchi, ormoni, mise dall'impatto estetico assai discutibile, integratori, asciugamani idrorepellenti del Decathlon (che se so' idrorepellenti poi a che cazzo servono?). Anche se mi spiace vivamente profanare i Tool in un ambiente del genere, non mi tocca che usarli come isolante perché mi permettono di non irrigidire i muscoli, ma al tempo stesso di continuare l'azione del mio odio. Io mi emargino distaccandomi totalmente dalla superficie in pvc, e quelle poche volte che parlo od interagisco con 'loro', me la tiro alla grande perché con la mia sola presenza faccio un grosso favore alla loro azienda dell'idiozia. Per capire meglio il grado di stupidità che permea tale ambiente vi invito a fare un semplice esperimento a casa: chiudetevi in una stanza con 3,4 vocabolari di quelli grossi, impilateli davanti a voi e poi cominciate a fare su e giù per 30- 40 minuti. Ok! Vi verranno un culo e un paio di cosce degne di un Apollo, ma che cazzo significa tale gesto? Men sana in corpore scemo. Mah! Per sopravvivere a tale scempio (e favorire un'ottima circolazione sanguigna) mi tocca farmi il trip del perfezionamento nazista, ma la verità è che vado in quel posto del cazzo perché sono alla ricerca dell'Hamtaro che è in me e che vorrei trovare anche se NO! NON ACCETTO DI SALIRE SU QUELLA RUOTA DEL CAZZO PERCHE' QUALCUNO L'HA MESSA LI' NELLA GABBIETTA!
*arrunciare: ammucchiare
lunedì 16 luglio 2012
Il nostro arsenico e champagne
(pagina di diario risalente a qualche giorno fa)
Alle 5 del mattino, dopo aver affisso simboli satanici e blasfemi sul corpo di un tizio sconosciuto che dormiva sul divano di là con l'aiuto del mio nuovo malatissimo coinquilino Simone, ho battezzato col vomito il pavimento della mia nuova camera sita in via Oberdan. Pezzi di pomodoro mozzarella e pane bianco sfracellati sulla piastra per capelli. Nella fredda irrazionalità dell'ebrezza dionisiaca l'ho raccolto con le mani e l'ho buttato nel cesso, poi subito a letto. E stamattina sentivo la scimmia coi piattini sonanti fare "pscccchhh pscccchhh" sulle orecchie e dietro al cervelletto. E mi chiedo perché cazzo quando strappi la pagina centrale dei quaderni provi quella strana sensazione di soddisfazione divina manco avessi defecato a porta aperta in casa di estranei a primo colpo. Ad ogni modo, adesso qui sto bene, mi sento tranquilla, pervasa da una certezza generale a me del tutto sconosciuta. Questo sta accadendo non solo a causa del cambio di locali; si tratta di una mutazione ben più profonda, la stessa che sta subendo tettonicamente l'Emilia-Romagna (giustamente stanca di sentirsi imbrigliata dentro ai soliti confini territoriali antropo-decisi). Il fatto è che è stato davvero straziante rendersi conto che non cresce un cazzo da un cadavere. Dopo anni trascorsi a cancellare Dio adesso che ci sono riuscita mi dispiace constatare questa mancanza e CAZZO SI! Invidio quelli che ce ne hanno uno. Il mio pantheon è scarno, fatto più che altro di vizi perciò devo essere io stessa ad appiccare nuovi incendi capaci di pormi al livello di un nuovo dubbio amletico. Non mi resta che spremermi i bulbi contro le due cavità oculari e provare a rintracciare dio in quella sorta di canale fuori sintonia che giace dietro agli occhi: parallelepipedi, elettrocardiogrammi, masse, circuiti, distorsioni interstellari generate da terremoti celesti, paralisi, schermi e lavatrici che intonano mantra orientali. Volatili morbidi come gatti, gatti simili a conigli, conigli rimasti nani. Quel componente sembra essersi accasciato sul campo di gioco dopo un lungo stupro ad opera di chi suonava e poi mi viene in mente lui: Vincent Gallo. Un Alessandro Preziosi un pò più angosciato. Questo alternativissimo personaggio che peggio den bacio perruggggina nasconde un cuore di repubblicano americano demmerda (ha una fondazione con le figlie di Bush, porca puttana!) vuole farci credere di non sapere di essere bello. Prima si scopa Asia Argento, Cristina Ricci e tutte le attrici femmine vampiresse fighe dal fascino oscuro che gliela smollano nel modo più porco ed elegante che ci sia, e lui si rifà riempiendoti di paranoie sulla sua presunta fragilità. L'unica cosa bella: il cognome, ma spero che il gallo non si offenda. Insomma, processi narcisistici mascherati in similpelle dei quali in realtà non me ne frega un cazzo. L'aspetto interessante è che i suoi film risultano spesso come lunghe inutili interviste a se stesso, con lungheinutili risposte che lui vorrebbe dare se solo qualche povero cristo munito di pazienza e poca stima di se, gli ponesse le domande giuste. Beh ho pensato: perché non provare il metodo gallo su di me?
GO!
mariachiara 1: Credi in dio? E nella felicità?
mariachiara 2: Tutta sprecata entro i dieci anni. Per me dio risiede nell'infanzia, la canzone dell'innocenza, mai avuto un periodo più felice. Grazie mamma, grazie papà!
mariachiara 1:Come fa la tristezza ad essere tanto colorata in Kirchner?
mariachiara 2: Persone, cose, dipinti che traggono in inganno. Più le persone, le cose e i dipinti sono profonde, più mentiranno e saranno finte. Istinto di sopravvivenza.
mariachiara 1: Uno dei momenti topici della tua vita?
mariachiara 2: Era l'estate del 1999 quando, appena neofita dei Verdena, mi appropinquavo a tuffarmi tra le onde blu del mare della Marza, quella fascia di sabbia che si staglia(va) nei pressi di Marispica in provincia di Ragusa, e per scherzo ironizzando sul mio prossimo tuffo recitavo i versi "mi affogherei…", d'un tratto una di quelle tipe che vedevo spesso in spiaggia, una di quelle che consideravo stupide e snob mi rispose a mò di Tespi "…e anche se non mi viene…". Innamorata di una gatta con gli occhi gialli, in un attimo. Furono baci furono sorrisi e poi furono anche i fiordalisi…Il modello della trappola per topi col formaggio messo lì in bella vista.
mariachiara 1: Che succede alle top model quando invecchiano?
mariachiara 2: Penso che facciano su per giù la fine delle stelle. Appena bruciano tutta la cocaina e le ultime sostanze vitali che hanno in corpo si raffreddano e muoiono.
mariachiara 1: Se tutti quanti adesso aspirano all'alternativo cosa ci rimarrà da amare a noi che per alternativo intendevamo il differenziamento, il superamento delle mode spicciole? Adesso che pure Stockhausen, Jandek e la Calea zacatechichi sono mode su che fronte dovremmo emigrare?
mariachiara 2: Il nido cade, i nani si allungano, gli olfatti si abituano alle puzze più insopportabili e a noi tocca guardarci veramente allo specchio e capire chi siamo. Vittime di circuiti bendati.
mariachiara 1: Oh ma quanto cazzo siamo intelligenti!
mariachiara2: Si, ma tu rompi troppo i coglioni.
Doppiezza a parte, i miei coinquilini sono davvero simpatici. Mi piace questa eterogeneità nell'abitare gli spazi. Basta co sti pallosissimi concetti triti e ritriti sulla misantropia. IO ODIO STARE DA SOLA, MI ESCONO I MOSTRI DALLA TESTA DAGLI OCCHI E DALLE ORECCHIE PEGGIO CHE A GOYA. Fanculo! Ciò non significa che faccio dell'altrui compagnia stampella. Questo in genere lo fa l'essere umano meschino (la maggior parte) quelli che ad esempio devono sempre avere la ragazza o il ragazzo per paura di divenire lo zimbello della società. Io questo problema non ce l'ho. La cosa a me più cara è il sentimento dell'amicizia. Riguardo ai ragazzi e all'amore: dopo l'arte, la mia seconda religione.
-Qui di seguito vi linko la scheda di un film che gli altri hanno trovato palloso e inconcludente, ma che io ritengo possa essere eletto come una piccola bibbia del nostro tempo del cazzo, mi riferisco a Cosmopolis di Davide Cronenbergo. Peccato per la scelta dell'attore di Toilette (Twilight ribattezzato in quel modo da mia mamma!), ma vabbè, è stata una mossa geniale a suo modo, così tutte le ragazzine fanatiche amanti di quella faccia di culo si ritroveranno di fronte ad un film complicatissimo e illuminante e chi lo sa, magari tra quel milione di teste se ne salverà una folgorata sulla strada di damasco o meglio sulla poltrona damascata del cinema!
http://www.mymovies.it/film/2012/cosmopolis/
a presto fringuelli al sugo!
ps. per Riccardo...
ricorda: voglio un mondo all'altezza dei sogni che ho buahahahahaha
pps. la commare è sempre più geniale, l'idea di Marcella Bella sosia di Sean Penn in 'This must be the place' è sua, ti amo cummà, un bacio.
ppps. COME MINCHIA HA FATTO CHAGALL A DIPINGERE A PERFEZIONE LA VISIONE IDEALE CHE HO DEI MIEI GENITORI? BOH
sabato 9 giugno 2012
SHE'S THE SIGNORA!
Tra le varie figure che hanno stuprato violentemente le terga della mia esistenza ne capeggia presuntuosa una, conosciuta con il nome di Ermanno Di Rosa, che di rosa ha solo l'incarnato (che poi anche qui ci sarebbe da aprire una parentesi: MAESTRE DI ASILO, BASTA SPACCIARE IL ROSA SHOCKING COME IL COLORE DELL'EPIDERMIDE CAUCASICA. CE L'AVRA' DI QUEL COLORE UN AMERICANO PALLIDO CHE SI E' BRUCIATO SOTTO IL SOLE DELLE SPIAGGE DI SANTA MARIA DI LEUCA, MA NON GLI ESSERI UMANI NORMALI, CAZZO!). Tornando a noi, Ermanno è un personaggio nero dal volto simile a quello degli attori del cinema espressionista tedesco, un modicano* pazzo che non c'entra niente con il suo paese del cazzo, ma che sa amalgamarsi bene alla folla apparendo praticamente innocuo. La maggior parte dei lavori """"""artistici"""""" che ho partorito hanno goduto del suo assist anche se prima di dare vita al felice sodalizio ne abbiamo visto di cotte e di crude. Ho conosciuto Ermanno a scuola, per caso, quando mi è toccato cambiare istituto (dall'istituto d'arte di Noto sono passata al liceo d'arte di Modica) per varie pesanti ragioni personali. La prima volta che ho parlato con lui è stato proprio a scuola, per chiedergli un favore: << Ermanno, scusa, visto che sei più vicino alla porta potresti chiamarmi il Professore che è lì di fianco? >>, risposta: << chiamatelo tu >>, controrisposta: << sti masculi i merda, siti tutti i stissi schifiu! Vaffanculu >>.* Che idillio, vero? Così ho calato la scure dell'odio e dello sparlo su di lui andando in giro a dire cose come << chissu è stranu, è nu fighettu viddanu, sarà sicuramente ri Muorica iaiuta, chi antipatia! >>.* Ma quando si ha bisogno di aiuto non c'è lite o disprezzo che tenga e siccome io sono sempre stata una capra in disegno geometrico e rischiavo di portarmi la materia a fine anno mi è toccato recarmi con la coda tra le gambe dall'oracolo della squadretta alias Ermanno: << Ermy, scusa, mi aiuteresti a fare un pò di esercizi di disegno geometrico? >> e lui: << va bene (scocciato), vieni domani pomeriggio a casa mia >>. Il giorno dopo una volta copiato di sana pianta le tavole di Ermanno senza capirci ovviamente un cazzo ci siamo fatti una bella canna ridendo e ballando i Bee Gees; ad un certo punto (per fare la figa) mi sono lanciata in una sfida: << sai che riesco a toccare perfettamente terra poggiando tutto il palmo della mano al pavimento piegandomi tutta in avanti? >> e lui bastardo: << ah si? fammi vedere >>, missione compiuta, ma STRAAAPPP! Strappai il vestito molto stretto non elasticizzato e anche un pò vecchio che indossavo quel giorno. Sballati e morti di risate saltammo in sella al motorino vagando e cantando per le vie di Modica con tanto di vestito strappato. Ma ci sarebbero tante di quelle cazzate da elencare su Ermanno che non basterebbe un libro per raccontarle tutte, ma a parte l'ars cinematografica dove il nostro caro amico eccelle, volevo parlarvi di altre sue doti e cioè la passione che questo strano soggetto nutre nei confronti degli scherzi. Ermanno ha preso per il culo un pò tutti in quella classe di 23 femmine sceme e nei modi più disparati. Quelle più cretine le ha fatte innamorare, a quelle più intelligenti ha strategicamente organizzato, per l'appunto, degli scherzi.
LA VASCA A RIMBOMBO
Un giorno Vittoria se ne andò a studiare a casa di Ermanno (a quanto potete capire quella dell'invito allo studio era la sua tecnica per attirare le povere stupide vittime nella sua trappola). Dopo una serie di fresche bevande la tappa del water fu una necessità per la nostra cara amica dal volto da "Sussurri e grida" : << scusa Ermanno m'indicheresti gentilmente dove si trova il bagno? >>. Vittoria piscia, si pulisce, si lava le mani dopodiché s'imbatte in un ingentilimento di design d'interni tipico degli anni '80 che non si sa bene perché non aveva mai visto: la vasca incassata e piastrellata in un parallelepipedo ribassato con l' aggiunta di scale laterali: << scusa Ermanno, potresti venire un attimo? >> , << arrivo! >>. Vittoria: << come mai nella tua vasca ci sono questi scalini? >>, Ermanno all'azione: << non lo sai? Si tratta di una vasca a rimbombo. E' fatta così perché se si tuffa un bambino emette un rimbombo di allarme che avverte i genitori. Quando eravamo piccoli io e mia sorella ci tuffavamo sempre e mia mamma, in qualche modo, capiva che non eravamo ancora annegati o che in caso contrario ci avrebbe potuto ritrovare con la testa aperta in due >>, Vittoria: << ah! Wow!>>. A Vittoria non è stato mai chiarito lo scherzo. Tutt'ora pensa che la vasca a rimbombo sia realtà. Nonsense.
IL FRIGO DIETETICO
Quella del frigo dietetico è toccata a me. Mi trovavo a casa di Ermanno di ritorno da un'uscita alcolica. D'un tratto mi sono accorta che in cucina era stato inserito qualcosa di nuovo: il frigo. Ad un certo punto Ermanno fa: << bello il frigo nuovo, vero? Vedi quei due led (uno rosso, l'altro verde) in alto? Sai a cosa servono? >>, io: << no >>, << è una nuova tecnologia, puoi attivare un allarme con timer che fa suonare il frigo quando lo apri, in modo che, se stai seguendo una dieta, il frigo suona e qualcuno può fermarti da compiere gesti d'ingordigia incontrollata >>. Io: << Cazzo, ma è assurdo. Ma quante se ne inventano. Mi fai vedere come funziona? >>, lui: << non posso, adesso è disattivato perché tutti dormono, ti faccio vedere domani mattina >>. Il giorno dopo ovviamente il frigo non ha espletato le sue assurde funzioni ed Ermanno si è messo a ridere constatando che anche dopo l'ubriacatura io mi fossi bevuta comunque la storia come bicchiere della staffa.
RILEVATORE DI VOCE ALLA BIBLIOTECA DI MODICA
Questo è lo scherzo più bello in assoluto che Ermanno abbia mai progettato. Lo ha riservato ad una Lady di tutto rispetto: Mariaelena Missale. Da buon cartone animato vivente, Mariaelena non era mai stata, fino alla veneranda età di 18 anni, alla biblioteca di Modica e questo per Ermanno significava carne fresca per nuovi scherzi. Entrati in biblioteca Ermanno pensò bene di chiarire a Mariaelena alcune regole base da rispettare in quel luogo a lei del tutto sconosciuto: << ah, visto che non ci sei mai stata, sappi che devi abbassare quella voce disturbante che ti ritrovi, qui se strilli troppo, dopo un certo livello di tono, suona un allarme perciò vedi di regolarti >>. Mariaelena profondamente colpita s'intimorì di colpo, ma essendo persino più malata di Ermanno, una volta cancellato il timor di divieto, penso di girare la frittata: << Oh, ho un'idea. Perché non urliamo e scappiamo via facendo suonare l'allarme? >>, Ermanno: << sei pazza, ahaahahaha, ma ci sto, dai! >>, lei: << al mio tre. 1…2…3 AHHHHHHHHHHHHHHHHHH (urlo) >>. Ovviamente Mariaelena, tra i due, fu la sola ad urlare, come una cazzona, sotto gli occhi del vigile della biblioteca. L'allarme non suonò palesando la presa per il culo ed Ermanno se la rise per settimane raccontando la storia a tutti, me compresa che adesso mi ritrovo qui a risputtanarvela sul blog.
In conclusion, vi lascio il link del treiler di un film genialissimo che il mio carissimo amico burlone ha di recente realizzato. Ecco a voi il figlio cattivo di Ed Wood e Luis Bunuel:
http://www.youtube.com/watch?v=bxlvzLZffjU&list=FLzbPlBGBVO5mq_D6i4elpbQ&index=2&feature=plpp_video
ps. e poi c'e' un tizio che gli somiglia troppo, Hamilton, l'inviato drogato di Vice (sito degno di nota) http://www.vice.com/hamiltons-pharmacopeia/the-sapo-diaries-episode-1-1
*modicano: dicesi di creatura proveniente dalla città siciliana di Modica in provincia di Ragusa.
*<< questi maschi di merda, siete tutti uguali che schifo! Vaffanculo >>.
*<< quello è strano, è un fighetto villano, verrà sicuramente da Modica alta, che antipatia >>. (Modica alta è una zona di Modica dove abita gente proverbialmente tamarra anche se non è propriamente vero, uno stereotipo come tanti altri).
LA VASCA A RIMBOMBO
Un giorno Vittoria se ne andò a studiare a casa di Ermanno (a quanto potete capire quella dell'invito allo studio era la sua tecnica per attirare le povere stupide vittime nella sua trappola). Dopo una serie di fresche bevande la tappa del water fu una necessità per la nostra cara amica dal volto da "Sussurri e grida" : << scusa Ermanno m'indicheresti gentilmente dove si trova il bagno? >>. Vittoria piscia, si pulisce, si lava le mani dopodiché s'imbatte in un ingentilimento di design d'interni tipico degli anni '80 che non si sa bene perché non aveva mai visto: la vasca incassata e piastrellata in un parallelepipedo ribassato con l' aggiunta di scale laterali: << scusa Ermanno, potresti venire un attimo? >> , << arrivo! >>. Vittoria: << come mai nella tua vasca ci sono questi scalini? >>, Ermanno all'azione: << non lo sai? Si tratta di una vasca a rimbombo. E' fatta così perché se si tuffa un bambino emette un rimbombo di allarme che avverte i genitori. Quando eravamo piccoli io e mia sorella ci tuffavamo sempre e mia mamma, in qualche modo, capiva che non eravamo ancora annegati o che in caso contrario ci avrebbe potuto ritrovare con la testa aperta in due >>, Vittoria: << ah! Wow!>>. A Vittoria non è stato mai chiarito lo scherzo. Tutt'ora pensa che la vasca a rimbombo sia realtà. Nonsense.
IL FRIGO DIETETICO
Quella del frigo dietetico è toccata a me. Mi trovavo a casa di Ermanno di ritorno da un'uscita alcolica. D'un tratto mi sono accorta che in cucina era stato inserito qualcosa di nuovo: il frigo. Ad un certo punto Ermanno fa: << bello il frigo nuovo, vero? Vedi quei due led (uno rosso, l'altro verde) in alto? Sai a cosa servono? >>, io: << no >>, << è una nuova tecnologia, puoi attivare un allarme con timer che fa suonare il frigo quando lo apri, in modo che, se stai seguendo una dieta, il frigo suona e qualcuno può fermarti da compiere gesti d'ingordigia incontrollata >>. Io: << Cazzo, ma è assurdo. Ma quante se ne inventano. Mi fai vedere come funziona? >>, lui: << non posso, adesso è disattivato perché tutti dormono, ti faccio vedere domani mattina >>. Il giorno dopo ovviamente il frigo non ha espletato le sue assurde funzioni ed Ermanno si è messo a ridere constatando che anche dopo l'ubriacatura io mi fossi bevuta comunque la storia come bicchiere della staffa.
RILEVATORE DI VOCE ALLA BIBLIOTECA DI MODICA
Questo è lo scherzo più bello in assoluto che Ermanno abbia mai progettato. Lo ha riservato ad una Lady di tutto rispetto: Mariaelena Missale. Da buon cartone animato vivente, Mariaelena non era mai stata, fino alla veneranda età di 18 anni, alla biblioteca di Modica e questo per Ermanno significava carne fresca per nuovi scherzi. Entrati in biblioteca Ermanno pensò bene di chiarire a Mariaelena alcune regole base da rispettare in quel luogo a lei del tutto sconosciuto: << ah, visto che non ci sei mai stata, sappi che devi abbassare quella voce disturbante che ti ritrovi, qui se strilli troppo, dopo un certo livello di tono, suona un allarme perciò vedi di regolarti >>. Mariaelena profondamente colpita s'intimorì di colpo, ma essendo persino più malata di Ermanno, una volta cancellato il timor di divieto, penso di girare la frittata: << Oh, ho un'idea. Perché non urliamo e scappiamo via facendo suonare l'allarme? >>, Ermanno: << sei pazza, ahaahahaha, ma ci sto, dai! >>, lei: << al mio tre. 1…2…3 AHHHHHHHHHHHHHHHHHH (urlo) >>. Ovviamente Mariaelena, tra i due, fu la sola ad urlare, come una cazzona, sotto gli occhi del vigile della biblioteca. L'allarme non suonò palesando la presa per il culo ed Ermanno se la rise per settimane raccontando la storia a tutti, me compresa che adesso mi ritrovo qui a risputtanarvela sul blog.
In conclusion, vi lascio il link del treiler di un film genialissimo che il mio carissimo amico burlone ha di recente realizzato. Ecco a voi il figlio cattivo di Ed Wood e Luis Bunuel:
http://www.youtube.com/watch?v=bxlvzLZffjU&list=FLzbPlBGBVO5mq_D6i4elpbQ&index=2&feature=plpp_video
ps. e poi c'e' un tizio che gli somiglia troppo, Hamilton, l'inviato drogato di Vice (sito degno di nota) http://www.vice.com/hamiltons-pharmacopeia/the-sapo-diaries-episode-1-1
*modicano: dicesi di creatura proveniente dalla città siciliana di Modica in provincia di Ragusa.
*<< questi maschi di merda, siete tutti uguali che schifo! Vaffanculo >>.
*<< quello è strano, è un fighetto villano, verrà sicuramente da Modica alta, che antipatia >>. (Modica alta è una zona di Modica dove abita gente proverbialmente tamarra anche se non è propriamente vero, uno stereotipo come tanti altri).
mercoledì 30 maggio 2012
La triade del Bichat
La mia vita sta prendendo una piega davvero strana. Ho ammaestrato un piccione e devo ammettere che la cosa mi ha aiutata a perdonare la stoltezza dei miei simili. Non c'è nessuna differenza tra un comunissimo volatile che ti caga solo per magnare e un particolarissimo essere umano che ti ama solo per la gioia dei genitali. Perciò ho deciso di scendere nuovamente in campo travestita un'altra volta d'antropologa per andare a caccia di nuove bizzarrie e singolarità in fatto di homo erectus. Mi sono riscoperta sempre più vorace e sempre più necrofila. Forse per questo ho registrato un video dove mi nutro delle unghie dei miei stessi piedi. Che schifo. Il punto è che la vergogna nei confronti delle tue azioni più deplorevoli ti aiuta ad elevarti spiritualmente, su, in alto, oltre quel rettangolo blu perimetrato dalla finestra, verso la dimensione di quel celeste Nord ideale dove angeli e dervisci vivono in armonia. Il sufistico dato non viene citato a caso visto che sono tornata da poco da Istanbul. S T U P E N D A. Soprattutto perché il viaggio non è stata una di quelle cagate per coppia scopante, ma un'incantevole vacanza condivisa con la gioia dei miei occhi: mia sorella. C'è sicuramente qualche cosa che non va in me se dopo anni di dura lotta contro la cattolica apostolica chiesa del cazzo comincio a stare bene dove l'Islam esercita il suo potere diversamente e altrettanto stupido. Non è che mi sono beccata la sindrome di Giovanni Lindo Ferretti? Effetto bungee jumping: appena ti lanci a strapiombo verso una direzione non puoi che subire il rinculo verso la direzione opposta. Come la già citata Claudia Koll: anni di cazzi in culo l'hanno fatta diventare (di contro) santa Maria Goretti. E così, dopo questo lungo navigare nei pensieri più vani, mi accorgo che sto cercando di ricrearmi, di individuare la luce vera lontano da meri fuochi fatui generati dagli scarichi dei pozzi neri situati abusivamente al centro delle campagne siciliane. Ed ecco che arriva sta sorta di profeta-Dodò satanico. Cu minchia è? Stu pizzuddu i cosa* mette in dubbio tutte le mie armature e falsità. Mi obbliga ad essere me stessa. Commenta con aria divertita le mie scarpe, si prende la briga di prendermi in giro in modo intelligente. Certo, per quelli che mi conoscono, nessuna novità. Queste parole potrebbero sembrare i miei soliti esercizi di ricamo sulle persone che 'a minchia' scelgo di venerare, ma credetemi quando vi dico che è stato impossibile sottrarsi alla potenza di questo raggio di luce tagliente penetrato in diagonale nella fitta torta nera pan di morte della mia attuale esistenza. (Allora non sono poi così vicina alla fine se riesco ancora a sbattermi in tutti gli orifizi la curiosità, mi dico). Mi è capitato nella mia (mi piace dire) breve vita di conoscere una scala di timidi disturbati che non finisce mai, ma mai avevo conosciuto un timido tanto strano. Immaginate uno che se ne sta calmo e zitto seduto sui suoi credo ma che appena vai a scoperchiare il cesto balza fuori come un serpente a sonagli del cazzo trapassandoti con la forza di Gengis Khan e il sarcasmo di George Carlin. E questo concentrato di silente violenza tutto organizzato in un esserino non troppo alto non troppo basso, più ossuto che epidermico, dal profilo insolito e la pelle blu cadavere di Ofelia lasciato a marcire nell'acqua e nella disperazione. Magro come quei cani abbandonati dai padroni ai quali puoi contare le costole. Zigomi sporgenti alla Godano che sembrano trapassare da un momento all'altro la pelle e i muscoli mimici. Taglio degli occhi a forma di mandorla capovolta piangente. Capelli neri (troppi) soffici come seta cinese. Pura poesia per Schiele, gioia e delizia dell'anatomista disegnatore. Mi racconta storie tanto essenziali quanto surreali. Un callo per il mondo una rivelazione per me. IO ABBISOGNO di circondarmi per il 50% di stronzi e per il restante 50% di pure fulgide creature di singolare candore. Il problema è che in questo ultimo anno l'ago della bilancia si è inaspettatamente spostato verso la percentuale stronza portandomi all'inaridimento dello spirito. Meno male che ci sono questi fantasmi epifanici della fortuna che ogni tanto si manifestano e mi scuotono facendomi l'effetto di un pugno di coriandoli lanciato a forza dentro la bocca dall'amico stronzo di turno il giorno di carnevale in preda a vino maccheroni e violenza. Anche se c'e' di peggio. Tipo quella roba verde che abbiamo bevuto con Giorgio Cavallo una notte allo Sgriccio bar quando Davide Di Rosolini ipotizzava l'oca-crazia delle papere dell'anfiteatro comunale sul nostro paese. Mpare ma chi cazzu era sa cosa virdi? Nafta!? Schifiuuuuu* C'è il vino sincero e poi la vodka alla menta-mentitrice allungata col sole piatti. Un po' come la gente…che palle quando le banalità da diario delle scuole medie diventano realtà!
baci, la vostra bottiglia d'acqua di fianco al comodino.
*questo essere minuto
*compare, ma cosa cazzo era quella cosa verde?Nafta? Che schifooooo
baci, la vostra bottiglia d'acqua di fianco al comodino.
*questo essere minuto
*compare, ma cosa cazzo era quella cosa verde?Nafta? Che schifooooo
venerdì 27 aprile 2012
FOTTUTE DAL RAMO DEL LAGO DI COMO
Di recente il mio professore di pittura (Bruno Benuzzi) ha commissionato alla mia ex-classe un lavoro sull'Apocalisse. Anche se ho già completato gli esami di pittura mi è sembrato giusto non rimanere indifferente alla cosa e progettare un lavoro degno del tema assegnato. Seguendo le direttive del mio piano malefico (che adesso non vi sto qui a svelare) necessitavo di un bel ramo di quercia preferibilmente caduto in disgrazia. Inizialmente ho chiesto il favore ad Axel, ma riflettendo sull' eventuale rapporto di misure che sarebbe intercorso tra la stazza della macchina del cortese amico e il grosso ramo ho rinunciato. Così ho chiesto alla Cummari che appoggiando il progetto, con la sua sempreverde voglia di fare stronzarte con me, mi ha seguito alla volta di Parco Talon. N'avissi statu mai! Biddicce biddicce c'avviammo con tanto di biglietto dell'autobus verso Casalecchio di Reno. Arrivate sul luogo, dopo diverse macchie di fango sui vestiti e un violento disboscamento ai danni di quei grovigli legnosi che stanno ai piedi delle grosse querce, trovammo il ramo ideale. Si, certo, le misure erano un pò stravaganti ma si può essere tanto fiscali da non lasciare salire (giusto per qualche fermata cazzo!) due donzelle innocenti sperdute nel nulla emiliano? A quanto pare si. Unica soluzione: farsela a piedi. E così fu. Cari stronzi lettori, nella vita ho percorso strade, vanedde, cunicoli agghindata nel modo più assurdo, con a seguito gente conciata peggio di me e portandomi appresso oggetti di scena capaci di montare uno scandalo, ma mai ho ricevuto tanta considerazione che con un cazzo di ramo in mano! Da Casalecchio a Bologna ci sorbettammo una sfilza di commenti idioti, ammiccamenti pedofili e quant'altro. Alla prima stazione di finto pane pugliese parcheggiammo il ramo con l'intenzione di cibarci di due finte-pizzette risalenti al mesozoico, ma cotte con l'ausilio della nouvelle cuisine giocattolo di mia cugina Annalisa comprata nei primi anni '90 (come gliela invidiavo, io avevo solo la sotto-marca sfigata comprata nelle bancarelle dei Polacchi). I due proprietari/gestori del forno stupendi. Lui: il sosia tossico di Amedeo Minghi. Coda grigia de topo con qualche meches biondo piscio e barba incolta da galeotto. Lei: la versione ancora più tamarra di Tata Francesca con i capelli mezzi ricci arruffati con qualche extention liscia che pendeva impiccata de qua e de la, la bocca enorme disegnata con la matita marrone scuro e quintali di rossetto rosso amaranto. Dopo la pizzetta, secondo lo schema delle merdose emigrate a Bologna venute a schifio mostrare, na bella birricedda* ci poteva stare a pennello, ma dalle parti di Saragozza i Pakistani sono gestiti dalla furia puritana dei bolognesi fuoriporta che in riunioni di quartieri degni dell'inquisizione spagnola mettono divieti e limiti manco avessero a che fare con la SPI (Savonarolian Pakistan Incoporation). Senza alcool da assorbire e con la fretta della Cummare che doveva andare a lavorare da un momento all'altro decidemmo d'imboscare il ramo maledetto a Villa Spada mimetizzandolo dietro ad un cespuglio fitto fitto. Altri due biglietti dell'autobus, torna a casa (Lessie) e se rivedemo tomorrow. Il giorno seguente, dopo un' idilliaca esplosione d' infantile ilarità e un pranzo degno della domenica siciliana ci riavviammo. Per fare prima contammo di prendere al volo la circolare 32 senza biglietto, giusto per quattro innocue fermate. Pregustando il completamento dell'ardua impresa, con la carica sborona di due motociclisti di San Francisco, buttammo i piedi sui sedili antistanti e spensierate presimo a ridere dei nostri sparli. Forse fu proprio a causa di tali nobili distrazioni che non c'accorgemmo della presenza del canuto Controllore e del suo lobotomizzato compare: <<Prego, i vostri biglietti>>.
GELO
<< EMMMMMH… >>,
<< Non ce li abbiamo >>.
Non ci vuole la fantasia di Tolkien per immaginare cosa seguì allo scarno dialogo del primo impatto (60 euri di multa a testa), ma la cosa che non potete manco lontanamente realizzare è l' antipatia, la sbirragine e la superiore stronzaggine del controllore nel quale c'imbattemmo. Uno stronzo che ce ne disse di tutti i colori minacciando persino la multa per posizionamento piedi sul famoso sedile arancione dello scalognatissimo 32 der cazzo. In tutto ciò il ramo non era stato ancora recuperato! Bastonate, depresse, impoverite e spappolate nell'animo con la coda infilata su per il culo arrivammo a piedi perciò a Villa Spada, recuperammo il ramo e ad ogni simpatico commento del passante di turno rispondemmo con le dovute bestemmie adesso più colorite perchè impregnate di olio di multa. Fin quando la Cummari, con l'esperienza del vero ex-carcerato, disse << Dove c'e' Tennent's c'e' speranza >>. E fu così che acquistando due birrozze mutammo quei 120 euro in 124 euro, ma almeno l'animo dilaniato dalla sfortuna fu lenito. Con una parte di ramo in spalla e la birra nella mano opposta, la nostra avventura proseguì fino a Piazza Maggiore. Ma manco avvicinandoci verso il centro ci risparmiammo i commenti più assurdi. Una vecchia che passava di lì esordì con un << questo, lo so, sarà sicuramente usato per qualche performance d'arte… >> ed è in questi momenti che ti rendi conto che non c'è più niente da fa se pure la nonna se fa er rosario con una collana di palle di oppio scambiando la foto di Gina Pane autolesionista per Gesù Cristo. Ma poco dopo incrociammo lei, la donna col turbante griffato, la milf bolognese ibridata con non so quale mostro partorito dal sapiente Aldrovandi che con voce baritonale e impostata stringendo avidamente la sottile sigaretta da battona dell'est in mano disse: << stupendo, bellissimo! >>. Risposta: <<Chiè u vuoi? 120 euro mpare!>>. Un'oretta densa di amare risate post trauma e vecchi rompicoglioni che ti raccontano delle loro vite precedenti con successive fallimentari reincarnazioni trascorse senza intoppi in quella che i bolognesi amano chiamare 'Piazza grande', ma che in realtà è piccola come un buco di culo. Provate ad andare in Piazza del Plebiscito regaz* e poi ne riparliamo! Alla fine arrivammo a casa e posizionammo il ramo sul terrazzo. Adesso non mi rimane che produrre un lavoro degno dello sforzo. Nel frattempo non mi abbatterò, non mi sradicherò perché cari controllori io continuerò a non fare il biglietto, non mi lascerò intimidire dal vostro appeal sbirro e fascista e quando sarò ricca (mai) ricaccerò fuori quelle multe e attraverso il codice della ricevuta risalirò a voi due e quando sarà ora vi scoverò e vi rovinerò con i miei superavvocati incazzati come gli ebrei hanno fatto coi nazisti nascosti in Argentina!
ps. Ecco la foto del secolo. Questo si che è esistenzialismo puro! Grazie a Currau Imperatore per il suo artistico intervento!
pps. grazie a Rossano per la pastiera napoletana.
ppps. Ma chi è che ha trovato il mio blog scrivendo su google "dopo qualche giorno di parto fare cunilingus" ahahahahha
NOTE
*birretta
*bolognesismo che sta per 'ragazzi1', tipo 'picciotti!'
GELO
<< EMMMMMH… >>,
<< Non ce li abbiamo >>.
Non ci vuole la fantasia di Tolkien per immaginare cosa seguì allo scarno dialogo del primo impatto (60 euri di multa a testa), ma la cosa che non potete manco lontanamente realizzare è l' antipatia, la sbirragine e la superiore stronzaggine del controllore nel quale c'imbattemmo. Uno stronzo che ce ne disse di tutti i colori minacciando persino la multa per posizionamento piedi sul famoso sedile arancione dello scalognatissimo 32 der cazzo. In tutto ciò il ramo non era stato ancora recuperato! Bastonate, depresse, impoverite e spappolate nell'animo con la coda infilata su per il culo arrivammo a piedi perciò a Villa Spada, recuperammo il ramo e ad ogni simpatico commento del passante di turno rispondemmo con le dovute bestemmie adesso più colorite perchè impregnate di olio di multa. Fin quando la Cummari, con l'esperienza del vero ex-carcerato, disse << Dove c'e' Tennent's c'e' speranza >>. E fu così che acquistando due birrozze mutammo quei 120 euro in 124 euro, ma almeno l'animo dilaniato dalla sfortuna fu lenito. Con una parte di ramo in spalla e la birra nella mano opposta, la nostra avventura proseguì fino a Piazza Maggiore. Ma manco avvicinandoci verso il centro ci risparmiammo i commenti più assurdi. Una vecchia che passava di lì esordì con un << questo, lo so, sarà sicuramente usato per qualche performance d'arte… >> ed è in questi momenti che ti rendi conto che non c'è più niente da fa se pure la nonna se fa er rosario con una collana di palle di oppio scambiando la foto di Gina Pane autolesionista per Gesù Cristo. Ma poco dopo incrociammo lei, la donna col turbante griffato, la milf bolognese ibridata con non so quale mostro partorito dal sapiente Aldrovandi che con voce baritonale e impostata stringendo avidamente la sottile sigaretta da battona dell'est in mano disse: << stupendo, bellissimo! >>. Risposta: <<Chiè u vuoi? 120 euro mpare!>>. Un'oretta densa di amare risate post trauma e vecchi rompicoglioni che ti raccontano delle loro vite precedenti con successive fallimentari reincarnazioni trascorse senza intoppi in quella che i bolognesi amano chiamare 'Piazza grande', ma che in realtà è piccola come un buco di culo. Provate ad andare in Piazza del Plebiscito regaz* e poi ne riparliamo! Alla fine arrivammo a casa e posizionammo il ramo sul terrazzo. Adesso non mi rimane che produrre un lavoro degno dello sforzo. Nel frattempo non mi abbatterò, non mi sradicherò perché cari controllori io continuerò a non fare il biglietto, non mi lascerò intimidire dal vostro appeal sbirro e fascista e quando sarò ricca (mai) ricaccerò fuori quelle multe e attraverso il codice della ricevuta risalirò a voi due e quando sarà ora vi scoverò e vi rovinerò con i miei superavvocati incazzati come gli ebrei hanno fatto coi nazisti nascosti in Argentina!
ps. Ecco la foto del secolo. Questo si che è esistenzialismo puro! Grazie a Currau Imperatore per il suo artistico intervento!
pps. grazie a Rossano per la pastiera napoletana.
ppps. Ma chi è che ha trovato il mio blog scrivendo su google "dopo qualche giorno di parto fare cunilingus" ahahahahha
NOTE
*birretta
*bolognesismo che sta per 'ragazzi1', tipo 'picciotti!'
mercoledì 18 aprile 2012
BELLO COME UN TREMORS NEL CULO
"Per Suicidio (dal latino suicidium, sui occiduo, uccisione di se stessi) si intende l'atto col quale un individuo si procura volontariamente e consapevolmente la morte".
Cosa farai da grande? La suicida.
<<Non ho più voglia di fare un cazzo, Currau…voglio solo bere caffè e fumare. Non voglio nemmeno fare più l'artista, voglio solo esistere>> . Chissà perché se lo dici con il sorriso in bocca nessuno s'allarma o risponde coi soliti consigli da uno su mille ce la fa. Il mio vecchio amico from Noto del quale non riconosco più i tratti somatici risponde e mi dice che gli basterebbe una zita con le tette grosse e tanti soldi. Scherza (forse). Io però non scherzo e sento il peso di questo mio incessante pensare gravare su tutto il mio essere, sempre di più, verso lo stremo delle forze. Una volta era l'imbarazzo adolescenziale che mi slanciava verso l'alto, che mi faceva venire la voglia di combattere con l'intenzione di superare gli esseri che reputavo più saggi di me. Mi costringevo a migliorarmi, ad andare avanti alla ricerca dell' autoaccettazione, ma cari miei, una volta arrivata non ho trovato proprio un cazzo se non il solito maledetto disarmante taglia-arti di un NICHILISMO. Ieri sera, nell'ennesimo locale bolognese del cazzo, constatando per l'ennesima volta la totale assenza di quella sensazione epidermica che ti fa sentire/interagire chi e con chi ti sta attorno creando sani termini di confronto e paragone ho capito che non c'è più niente da fare. Semplicemente, non m'importa più un cazzo di cosa o chi dovrei eguagliare per migliorarmi. Il mio peggio mi sta bene come a qualcuno sta bene vivere con un grappolo emorroidale nel culo. Quanto può far schifo una caramella? Ballo in mezzo a questa cloaca-balera del Candy bar. Intorno a me un tizio che io ed Axel abbiamo soprannominato Random (perché balla comu ci veni prima, a cazzu ri cani, fuori tempo) segna la pista con motivi geometrici impazziti ed io spero che con un colpo di fortuna riesca a inscrivere a terra un pentacolo satanico che spalanchi la bocca dell'Inferno e ingoi questa fetta poco bella di umanità. Si aggiungono lesbiche tristi, darkettone insaccate negli autoreggenti che nun le regghene più. Non riesco a non guardare insistentemente le loro gambe, le loro orribili facce. Le regine del Cottolengo se ne sbattono dello specchio e avanzano e avanzano. A fine spettacolo il dj mette su gli Spiritual Front, ma l'unico fronte spirituale che vedo è quello che sta sulla bocca del decanter con il quale mesco il fiele del mio disprezzo al mio sangue caldo sessanta gradi. Una donnona di tutto rispetto mi siede accanto vestita fiorata come a signura Rosa placandomi con la calma di un necrofilo dopo il coito tombale. Eccola, mi conduce in un luogo immaginario a forma di fungo nucleare e lì tutta la mia essenza cessa di esistere. Morte. Il margine tra la decenza e il brutto si assottiglia come la maglia delle calze che accolgono le cosce budrillose della fat-darkettona-fatta. Forse tornando a casa queste troie-nontroie trarranno soddisfazione dall'avance di qualche pakistano musulmano che passava di lì e che abituato al burka com'e' di solito avrà visto nel troione emiliano il monumento vivant al porno occidentale. Perciò sprofondo felice nel letto, mi sparo una puntata di Spartacus e m'addummisciu.
giovedì 12 aprile 2012
BLASHYRKH (O IL CHA CHA CHA DELLA MONTAGNA)
Sono le tre di notte. Mi guardo allo specchio: vedo una brutta stronza ripugnante come il bastardo giallo di Sin city. Non riesco a dormire. Zero sturi. Dolore biblico di due coltelli conficcati sull'inguine. Dio mi odia anche se non lo considero. Mangio e vomito, bevo e rigurgito, penso quindi fono. Devo tagliarmi sti capelli del cazzo perché facendo il calcolo passo circa 192 ore annue tra lavaggi e messe in piega faidatè. Che rottura di coglioni. Mi sveglio: di fianco, in aereo, un senegalese vestito di tutto punto sta prelevando pop corn da un secchio super size ingurgitandone in grande quantità da Bologna a Roma, dalla bocca allo stomaco, da un sorriso a un vaffanculo. Arrivata a Roma riconosco subito i catanesi dalla doppia 'T' (truci e tamarri) che attendono la mia stessa coincidenza. Mi guardano come se fossi Frank Lentini, l'uomo a tre gambe, ennesimo reietto di Rosolini, ma con qualche carta in più per ispirare terrore. Mi viene subito voglia di correre via, scappare come Abbath degli Immortal nel video di Blashyrkh con mia mamma che dice <<si si, suonino e currinu nte' muntagni che chitarri elettrici, ma mo vuoi riri uni su pizzati? Unne' ca su l'amplificaturi?>>*. Torno a casa: pesce spada alla pizzaiola, tartine alla trota affumicata, paste di mandorla. Dopo mesi passati all'insegna della pellagra mi si blocca la digestione e sto male fino al giorno dopo. Pasqua: Cristo sarà risorto, ma il mio apparato digerente è morto.
Non riesco a togliermi il vizio di formulare scommesse a vuoto contro il fato. Vi faccio un esempio. Vi è mai capitato di segnare un punto d'arrivo immaginario nello spazio intorno a voi e pensare "se conto dieci passi da qua a la, nella vita avrò successo e gloria". Poi va a finire sempre che i passi sono nove e mezzo o dodici e ti ritrovi a barare con te stessa. O magari torni indietro e fai i passi più piccoli per farceli rientrare. Che cazzata! Ehehhehe. Questa e altre minchiate magico-infantili sono per me irrinunciabili, come lo straparlare di piccoli dettagli, cantare al mattino o buttarmi dalla finestra di un capannone in costruzione alta due metri per accedere prima al giardino di limoni anziché fare il giro lungo perché fa più parkour e perciò è più emozionante. Sono felice dei miei fottutissimi difetti: tutti! Sia quelli caratteriali (ODIO QUESTA PAROLAAA) che quelli fisici. Perché la maggior parte dei BELLI riconosciuti BELLI dalla società del cazzo, vuoi perché i genitori li hanno educati a usare la bellezza come grimaldello per scassinare le difficoltà, vuoi perché gente sfigata amante dell'elogiare ciò che di fatto si autoelogia da se ha passato il tempo ad incensare sti cazzoni, QUESTI sono venuti su scemi come na zucca rinsecchita dentro la quale abita un'inutile sorpresa dell'uovo kinder risalente agli anni ottanta che se ti metti a shakerà la Curcubita questa produce quel tipico suono secco e insignificante più stupido ra mincia c'abbola*. Questo lo dico senza invidie o frustrazioni. Ma a ciascuno il suo. A parte il 70% di acqua, il restante 30% della mia superficie corporea è costituita da stupidità. E per stupidità intendo quella sostanza chimica che mi porta a godere delle mie contraddizioni. Infatti sparlo con tanta foga del 'Nord', ma ho come dolce preferito lo strudel; porto la bandiera della Trinacria cucita sul culo, ma penso che Venezia, la tipica città da cartolina, sia il luogo più bello d'Italia. Non ci posso fare nulla, io la amo. Ci vivrei se non fosse che non posso più abitare in sto paese marcio ultimo peto della Lega Nord. I veneziani sono i napoletani del Veneto, sul serio! Gente scaltra e affettuosa che all'occorrenza te la mette nel culo, in una parola: fighi! Poi a Venezia si mangia benissimo e hai la possibilità di immergerti passo dopo passo in una vera bellezza profumata di memento mori al sapor di putrescenza e acqua sfiorita. Bellissima! Ma nel prossimo mese le mie mete (forse) saranno altre. Mi avventurerò in quel di Costantinopoli. Di certo mi curerò di non girovagare in bici vestita in abito da sposa come certe sedicenti artiste di buona famiglia, morte ammazzate per forza di cose. Cioe' Ciccina, anche se fossi passata dal Librino a Catania t'avessero acciso conciata in quel modo. Ma comunque, bando alle Pippe, concludo con l'ultima delle cazzate. Se non avete l'ironia di apprezzare la genialità estetica e psicologica di Valeria Marini, non parlatemi più. Io amo quella maiala sarda insignificante quasi quanto amo Claudia Koll dopo la conversione ed è per questo che vi lascio questo serissimo annuncio scritto dalla qui presente:
CERCASI COINQUILINA BIONDA TROIA RICCA ESPERTA IN CUNILINGUS E PULIZIA DELLA CASA. ANCHE SE MI INNAMORO DELLA SEGRETA LINEA MUTA CHE E' NELLA MOSTRUOSITA' DEGLI ESSERI E DELLE COSE SINGOLARI, LA CERCO BONA SCEMA E GALLINA MA ESPERTA NELL'ARTE DO' PILU
CHIAMA SUBITO O SCRIVI QUI
*<<si si, suonano e corrono sulle montagne con le chitarre elettriche, ma mi vuoi dire dove sono attaccati? Dove stanno gli amplificatori?>>
*minchia che vola
Non riesco a togliermi il vizio di formulare scommesse a vuoto contro il fato. Vi faccio un esempio. Vi è mai capitato di segnare un punto d'arrivo immaginario nello spazio intorno a voi e pensare "se conto dieci passi da qua a la, nella vita avrò successo e gloria". Poi va a finire sempre che i passi sono nove e mezzo o dodici e ti ritrovi a barare con te stessa. O magari torni indietro e fai i passi più piccoli per farceli rientrare. Che cazzata! Ehehhehe. Questa e altre minchiate magico-infantili sono per me irrinunciabili, come lo straparlare di piccoli dettagli, cantare al mattino o buttarmi dalla finestra di un capannone in costruzione alta due metri per accedere prima al giardino di limoni anziché fare il giro lungo perché fa più parkour e perciò è più emozionante. Sono felice dei miei fottutissimi difetti: tutti! Sia quelli caratteriali (ODIO QUESTA PAROLAAA) che quelli fisici. Perché la maggior parte dei BELLI riconosciuti BELLI dalla società del cazzo, vuoi perché i genitori li hanno educati a usare la bellezza come grimaldello per scassinare le difficoltà, vuoi perché gente sfigata amante dell'elogiare ciò che di fatto si autoelogia da se ha passato il tempo ad incensare sti cazzoni, QUESTI sono venuti su scemi come na zucca rinsecchita dentro la quale abita un'inutile sorpresa dell'uovo kinder risalente agli anni ottanta che se ti metti a shakerà la Curcubita questa produce quel tipico suono secco e insignificante più stupido ra mincia c'abbola*. Questo lo dico senza invidie o frustrazioni. Ma a ciascuno il suo. A parte il 70% di acqua, il restante 30% della mia superficie corporea è costituita da stupidità. E per stupidità intendo quella sostanza chimica che mi porta a godere delle mie contraddizioni. Infatti sparlo con tanta foga del 'Nord', ma ho come dolce preferito lo strudel; porto la bandiera della Trinacria cucita sul culo, ma penso che Venezia, la tipica città da cartolina, sia il luogo più bello d'Italia. Non ci posso fare nulla, io la amo. Ci vivrei se non fosse che non posso più abitare in sto paese marcio ultimo peto della Lega Nord. I veneziani sono i napoletani del Veneto, sul serio! Gente scaltra e affettuosa che all'occorrenza te la mette nel culo, in una parola: fighi! Poi a Venezia si mangia benissimo e hai la possibilità di immergerti passo dopo passo in una vera bellezza profumata di memento mori al sapor di putrescenza e acqua sfiorita. Bellissima! Ma nel prossimo mese le mie mete (forse) saranno altre. Mi avventurerò in quel di Costantinopoli. Di certo mi curerò di non girovagare in bici vestita in abito da sposa come certe sedicenti artiste di buona famiglia, morte ammazzate per forza di cose. Cioe' Ciccina, anche se fossi passata dal Librino a Catania t'avessero acciso conciata in quel modo. Ma comunque, bando alle Pippe, concludo con l'ultima delle cazzate. Se non avete l'ironia di apprezzare la genialità estetica e psicologica di Valeria Marini, non parlatemi più. Io amo quella maiala sarda insignificante quasi quanto amo Claudia Koll dopo la conversione ed è per questo che vi lascio questo serissimo annuncio scritto dalla qui presente:
CERCASI COINQUILINA BIONDA TROIA RICCA ESPERTA IN CUNILINGUS E PULIZIA DELLA CASA. ANCHE SE MI INNAMORO DELLA SEGRETA LINEA MUTA CHE E' NELLA MOSTRUOSITA' DEGLI ESSERI E DELLE COSE SINGOLARI, LA CERCO BONA SCEMA E GALLINA MA ESPERTA NELL'ARTE DO' PILU
CHIAMA SUBITO O SCRIVI QUI
*<<si si, suonano e corrono sulle montagne con le chitarre elettriche, ma mi vuoi dire dove sono attaccati? Dove stanno gli amplificatori?>>
*minchia che vola
giovedì 5 aprile 2012
Un rituale da mucca pazza
No, non ho finito gli argomenti. Semplicemente mi sono abbandonata alla spuma dei piaceri. Un otium poco letterario che ha previsto l'uso sregolato di vino, baci, vita campestre, cibo e godimenti vari. Ne avevo bisogno. Inoltre, grazie al parto estivo della bara mi sono permessa di seppellire momentaneamente la mia tanto amata musa Arte. Questo time out dai miei soliti esercizi spirituali mi ha portato, tra mille difficoltà, a recuperare il rapporto con la Mariachiara della prima adolescenza abbandonata ingiustamente per andare appresso a falsi miti di alienazione e reiezione. Soltanto adesso, con un vero raddrizzamento dell'identità, mi sono resa conto di ciò che è umano e disumano dentro di me, ma in ogni caso la parte più strana non rappresenta più un problema. Adesso che l'ho appurato posso assaporare le cose più banali di questo mondo con la giusta lucidità, libera dalla dittatura della mia parte più bigotta e lesiva. Ma badate bene perché questo processo di rivelazioni non ha mutato la mia voglia di criticare e di tagliare in tanti piccoli pezzettini la realtà. Il mio odio analitico-fendente non è deceduto, anzi è maturato, addirittura cresciuto oltremisura.
E' mia abitudine cuocere il riso in bianco, lasciarlo freddare in frigo e poi mangiarlo con le gallette. Pensandoci bene è come applicare lo stesso principio della mucca pazza al riso. Non so perché lo faccio. Ci sono cose che mi disgustano profondamente che trovo davvero deliziose e le gallette di riso condite col riso sono una di queste. Però, bisogna fare una distinzione. Un conto è ciò che disgustandomi mi piace, un conto è quello che detesto categoricamente a tutti gli effetti. Ad esempio, mi sono stancata di questi cinquantenni superacculturati che usano come biglietto da visita gli ideali più alti e che alla fine dei giochi, pur di leccare una fica o tastare qualche tetta, dimentichi di arte e bellezza, intrattengono rapporti con violentatrici di Waterhouse, o peggio con trincia-Eric Satie a tradimento, fantomatiche ballerine del sotto-Scala e altri esemplari affini. Capite? Hanno defecato su Lord Byron, hanno imbrattato Wildt, hanno chiuso nei musei il Circo. Che sconforto! Mi spingono all'apice del mio odio trasformandomi in una perversa inquisitrice munita della culla di Giuda pronta a punire il minimo battito d'ali fuori tempo. Come Woody Allen tornando sui suoi passi ha chiesto di dare a Cesare quel che è di Cesare relegando i vecchi ai vecchi, io propongo la stessa identica cosa se il prezzo da pagare è lo scadere nel patetico. La purezza di spirito non ha età, la lascivia degli uomini accecati dalla satiriasi si!
Sola, nella pancia della balena apprendo il mutare sempreuguale delle mie azioni e tu (che sei completamente sb(p)roccato), arrivato a questo punto, dovresti capire che un pene non basterà a salvare la tua dignità di uomo.
Le donne sono avvantaggiante dall'evirazione naturale di ogni pendente.
A proposito di vecchi...
'V' per Libera
In uno scorcio pasoliniano di realtà poco milanese Libera allevava oche, conigli, galline, ma vecchia com'era non riusciva a gestire l'intrusione di una miriade di topi di fogna tanto che finì col diventarne allevatrice. Questo significa che per quanto c'impegnamo con la nostra volontà di potenza a costruire splendidi giardini ordinati secondo il gusto che più ci aggrada, qualche sterpaglia serpeggerà sempre di soppiatto, così come nella realtà esseri dalla natura abominevole s'insinuano nelle nostre vite. Le presenze più abominevoli che ho avuto la disgrazia d'introdurre nella mia sono state sicuramente le bellezze-schermo. Una volta, da piccolina, immersa nella vasca da bagno con mia sorella, notai come sul suo mignolo mancasse l'unghia del dito più piccolo. Ovvio che la causa aveva a che fare con un semplice incidente, ma lei, fantasiosa come sempre, mi disse che l'aveva rubata Gesù. Questa immagine sconvolgente di un Gesù-ruba-unghia-di-soppiatto mi è rimasta impressa per anni. Le unghie sono come i sassi, non sai mai se prenderli per cose viventi o morte, stanno sempre lì e sembrano imperturbabili; s'incarniscono, muoiono, si reincarnano. Imperturbabili come quelle bellezze assenti mancanti di carattere alle quali facevo riferimento prima, abominevoli in quanto impresse solo sul guscio. Siamo tutti un pò necrofili quando scegliamo di interessarci a qualcuno che troviamo bello e basta (della serie 'giocherello punzecchiando col bastone il corpo inanimato'). Non che la mancanza di anima mi alletti, ma il fatto di vedere una bellezza vuota come una bella scatola cinese di tanto in tanto non mi dispiace, giusto per dare voce al mio ego taurino e ignorante. Prima ero convinta che la società seguisse questa linea di pensiero, che premiasse le bucce, ma non è affatto così. Anzi, la vittoria è del qualunquismo e della gente brutta in quanto banale. E poi ci tengono a farti sapere quanto siano speciali loro, esseri della folla vestiti volutamente senza personalità ne rischio. Il piacere di essere semplici, di incarnare l'immagine del ragazzo/ragazza della porta accanto, dicono. La categoria che fa più cagare è quella degli artisti che se la pensano in questo modo. << Posso stare anche in tuta perché ho personalità da vendere >>. Enno' cazzo! A prescindere dal fatto che il bramare un vestiario eccentrico è genetico per un artista, avete idea voi sempliciotti dell'esperienza rimbaudina che vi perdete indossando questa pelliccia di cagnesco senza arte ne parte? Essere estremi e ridicoli è fondamentale. E' già una performance. Un esercizio sacro. Per i cattolici c'è il rosario, per l'artista la sfilata moda mare al porto dello sputtanamento. Lo sapeva Picasso ironizzando sulla sua virilità con la freschezza frocio-francese della sua maglia a righe, Dalì con le ascelle cosparse di sterco di capra, Frida con tanto di monociglio o Millais conciato alla Dante all'occorenza.
Di recente non so per quale cazzo di motivo il mondo che ho attorno sta cambiando in modo fastidiosamente negativo. Io mi sento un pò come il Messia selvaggio di Ken Russell, ma gli altri sono tristi, disfattisti e fanno cazzate. Aspiro a possedere col mio prossimo più prossimo un grado di confidenza tale da cancellare qualsiasi nebbia dalla valle delle comprensioni nella speranza di generare una felicità frizzante non priva di amarezze alla cuccuruccucu Paloma! Ma tutte le ciambelle riescono polpette.
Ma passiamo ad alcune domande che avrei da proporvi:
1. Che ci fa una una tipa che somiglia a Michael Jackson con una borsa con su stampato Michael Jackson? E soprattutto, come devo prendere questa immagine proposta dalla realtà? Che significa?
2. Perché tutte le tipe che suonano affidandosi alla loop-station hanno i capelli unti? E' il loop che sporca?
3. Perché il sindaco di Varallo ha aspirazioni da azionista viennese?
Porte sul nulla. E comunque sei un cazzo di miserabile professore cinquantenne bastardo che so io. Fottiti la tua ballerina ignorante con la faccia da Pincopanco e Pancopinco.
Il mio buonsenso bambino ha preso diverse scelte profetiche nel tempo e c'ha sempre azzeccato come con te. Perciò fanculo di nuovo!
ps. alla veneranda età di 25 anni ho imparato (GRAZIE ALLA CUMMARI MARTINA) ad andare in bici, prima non ci riuscivo. SUCATE!
E' mia abitudine cuocere il riso in bianco, lasciarlo freddare in frigo e poi mangiarlo con le gallette. Pensandoci bene è come applicare lo stesso principio della mucca pazza al riso. Non so perché lo faccio. Ci sono cose che mi disgustano profondamente che trovo davvero deliziose e le gallette di riso condite col riso sono una di queste. Però, bisogna fare una distinzione. Un conto è ciò che disgustandomi mi piace, un conto è quello che detesto categoricamente a tutti gli effetti. Ad esempio, mi sono stancata di questi cinquantenni superacculturati che usano come biglietto da visita gli ideali più alti e che alla fine dei giochi, pur di leccare una fica o tastare qualche tetta, dimentichi di arte e bellezza, intrattengono rapporti con violentatrici di Waterhouse, o peggio con trincia-Eric Satie a tradimento, fantomatiche ballerine del sotto-Scala e altri esemplari affini. Capite? Hanno defecato su Lord Byron, hanno imbrattato Wildt, hanno chiuso nei musei il Circo. Che sconforto! Mi spingono all'apice del mio odio trasformandomi in una perversa inquisitrice munita della culla di Giuda pronta a punire il minimo battito d'ali fuori tempo. Come Woody Allen tornando sui suoi passi ha chiesto di dare a Cesare quel che è di Cesare relegando i vecchi ai vecchi, io propongo la stessa identica cosa se il prezzo da pagare è lo scadere nel patetico. La purezza di spirito non ha età, la lascivia degli uomini accecati dalla satiriasi si!
Sola, nella pancia della balena apprendo il mutare sempreuguale delle mie azioni e tu (che sei completamente sb(p)roccato), arrivato a questo punto, dovresti capire che un pene non basterà a salvare la tua dignità di uomo.
Le donne sono avvantaggiante dall'evirazione naturale di ogni pendente.
A proposito di vecchi...
'V' per Libera
In uno scorcio pasoliniano di realtà poco milanese Libera allevava oche, conigli, galline, ma vecchia com'era non riusciva a gestire l'intrusione di una miriade di topi di fogna tanto che finì col diventarne allevatrice. Questo significa che per quanto c'impegnamo con la nostra volontà di potenza a costruire splendidi giardini ordinati secondo il gusto che più ci aggrada, qualche sterpaglia serpeggerà sempre di soppiatto, così come nella realtà esseri dalla natura abominevole s'insinuano nelle nostre vite. Le presenze più abominevoli che ho avuto la disgrazia d'introdurre nella mia sono state sicuramente le bellezze-schermo. Una volta, da piccolina, immersa nella vasca da bagno con mia sorella, notai come sul suo mignolo mancasse l'unghia del dito più piccolo. Ovvio che la causa aveva a che fare con un semplice incidente, ma lei, fantasiosa come sempre, mi disse che l'aveva rubata Gesù. Questa immagine sconvolgente di un Gesù-ruba-unghia-di-soppiatto mi è rimasta impressa per anni. Le unghie sono come i sassi, non sai mai se prenderli per cose viventi o morte, stanno sempre lì e sembrano imperturbabili; s'incarniscono, muoiono, si reincarnano. Imperturbabili come quelle bellezze assenti mancanti di carattere alle quali facevo riferimento prima, abominevoli in quanto impresse solo sul guscio. Siamo tutti un pò necrofili quando scegliamo di interessarci a qualcuno che troviamo bello e basta (della serie 'giocherello punzecchiando col bastone il corpo inanimato'). Non che la mancanza di anima mi alletti, ma il fatto di vedere una bellezza vuota come una bella scatola cinese di tanto in tanto non mi dispiace, giusto per dare voce al mio ego taurino e ignorante. Prima ero convinta che la società seguisse questa linea di pensiero, che premiasse le bucce, ma non è affatto così. Anzi, la vittoria è del qualunquismo e della gente brutta in quanto banale. E poi ci tengono a farti sapere quanto siano speciali loro, esseri della folla vestiti volutamente senza personalità ne rischio. Il piacere di essere semplici, di incarnare l'immagine del ragazzo/ragazza della porta accanto, dicono. La categoria che fa più cagare è quella degli artisti che se la pensano in questo modo. << Posso stare anche in tuta perché ho personalità da vendere >>. Enno' cazzo! A prescindere dal fatto che il bramare un vestiario eccentrico è genetico per un artista, avete idea voi sempliciotti dell'esperienza rimbaudina che vi perdete indossando questa pelliccia di cagnesco senza arte ne parte? Essere estremi e ridicoli è fondamentale. E' già una performance. Un esercizio sacro. Per i cattolici c'è il rosario, per l'artista la sfilata moda mare al porto dello sputtanamento. Lo sapeva Picasso ironizzando sulla sua virilità con la freschezza frocio-francese della sua maglia a righe, Dalì con le ascelle cosparse di sterco di capra, Frida con tanto di monociglio o Millais conciato alla Dante all'occorenza.
Di recente non so per quale cazzo di motivo il mondo che ho attorno sta cambiando in modo fastidiosamente negativo. Io mi sento un pò come il Messia selvaggio di Ken Russell, ma gli altri sono tristi, disfattisti e fanno cazzate. Aspiro a possedere col mio prossimo più prossimo un grado di confidenza tale da cancellare qualsiasi nebbia dalla valle delle comprensioni nella speranza di generare una felicità frizzante non priva di amarezze alla cuccuruccucu Paloma! Ma tutte le ciambelle riescono polpette.
Ma passiamo ad alcune domande che avrei da proporvi:
1. Che ci fa una una tipa che somiglia a Michael Jackson con una borsa con su stampato Michael Jackson? E soprattutto, come devo prendere questa immagine proposta dalla realtà? Che significa?
2. Perché tutte le tipe che suonano affidandosi alla loop-station hanno i capelli unti? E' il loop che sporca?
3. Perché il sindaco di Varallo ha aspirazioni da azionista viennese?
Porte sul nulla. E comunque sei un cazzo di miserabile professore cinquantenne bastardo che so io. Fottiti la tua ballerina ignorante con la faccia da Pincopanco e Pancopinco.
Il mio buonsenso bambino ha preso diverse scelte profetiche nel tempo e c'ha sempre azzeccato come con te. Perciò fanculo di nuovo!
ps. alla veneranda età di 25 anni ho imparato (GRAZIE ALLA CUMMARI MARTINA) ad andare in bici, prima non ci riuscivo. SUCATE!
venerdì 16 marzo 2012
IL CELESTE PICCIONE DI NICOLA TESLA
Strade di ghisa sulle quali cuocere un uovo. Ogni cosa è assolata, ma non siciliana. I sassi non sono paste di mandorla. Allo scadere dei giorni di prigionia in questa fottuta gabbia di mattoni rossi chiedi alla polvere cosa ne sarà del tuo destino. Puttana Bononia, la profumiera nuda dalla vita in su copre le gambe celando mura d'inviolabile castità, hortus conclusus di fica molle puzzolente di stantio e mortazza risponde: << Testa t'ammazzo, croce sei morta >>. I miei zoccoli di caprone alias i miei stivali di finto-serpente battono sonanti contro la padella cittadina e m'arrovello sui prossimi lavori e la tesi e l'amore/non amore e la Sicilia, i miei genitori, mia sorella e tutto il resto. Questa fascia di età alla quale appartengo fa davvero schifissimo. Io mi vergogno di farne parte. Meglio essere adolescenti-kurtcobainiani con manie suicide o vecchi ipocondriaci fissati con la misurazione della pressione anziché avere 25 anni. Sei in quello stato in cui non hai più il coraggio di provare una vera tristezza. Nel mondo dei maschi, ormai stanchi dei surrogati delle madri (agognati fino a qualche anno prima), fa figo collezionare scopate a caso (un eufemismo per non dire che 'fa figo decorare l'uccello a colpi di pistola a caldo con simpatiche perline a forma di clamidia'). Le donne sono ancora più sceme: depressomani fissate col complesso del "anch'io volere pinguino Delonghi" che, però, quando non gelano e non scottano più mano s'appigliano alla cazzata dell'ultimo momento per essere le prime della classe o peggio accontentare qualche probabile principe azzurro senza cavallo (nel senso sartoriale, non in quello ippico) fornito di calzamaglia perché porca puttana sò tutti metrosessuali! Io, personalmente, come ho già detto rispondo con l'azione, muovendomi e camminando. Prendo treni, imbocco strade, trangugio autobus, traverso libri e cammino. Soffro come tutte le Eve biblicamente maledette e rifletto sul prima e sul dopo. Perché mai crescere dovrebbe equivalere ad un avanzare del disincanto? Effettivamente…Ciccio Cataldi è un fottuto irriconoscibile stronzo confuso, Paolo Quattrocchi un deluso e incazzato guerriero che vive lo sfasamento tra il suo essere un uomo di altri tempi e i tempi nuovi che eticamente e culturalmente non sanno di niente, Annalisa Vanni: una donna, una cugina e un mistero oramai insondabile (straziante sentire sul culo il lento abbandono di quella camicia tanto cara ), Carmela Cappello, l'amica di sempre, la vedo sempre meno ed è sempre più complicato riconciliarsi in pochi giorni e ricucire quello che Penelope ha scucito laboriosamente. Un architetto milanese, tanto brillante quanto viscido, mi ha parlato di depressione espressa con il semplice uso di due parole: CADUTA VERTICALE. Ma se abbiamo l'impressione di cadere e di morire attratti dalla forza gravitazionale della terra in quanto pianeta e in quanto tumulo, perché cazzo pretendo di risolvere i miei problemi spostandomi in orizzontale per le strade lungo la 'X' cartesiana del miglioramento?
DEAD
GIRL
WALKING
Alla luce si tutto ciò, nel momento in cui mi decido ad organizzare una rivoluzione contro me stessa, da buona nomade decabrista quale sono: BANG! L'altra me stessa spara e mi fa notare che i nostri cervelli agognano la fine delle cose perché questa prevede spesso un'epifania, una rivelazione, e tutto il mio odio, le mie idiosincrasie, le aspre critiche che amo armare non sono altro che la boa che giustappongo con le mie stesse mani sul mare della realtà per salvarmi dalla caduta dello spirito. Tesla voleva infrangere il confine dell'ateismo posto da lui stesso e finì col trovare Dio in un cazzo di piccione. Muovendoci in una direzione ostinata, perseverando nei tabù finiamo irrimediabilmente vittime della dimensione contraria. Essere coscienti di questi meccanismi ti fotte in pieno e più m'impongo con tutte le forze di fuggire nelle occasioni prossime di tristezza più Mariachiara misericordia! Non mi lascia stare. Perciò E VAI COL LISCIO. Vogliamo essere tutti ubriachi, fatti, sballati, sentirci pazzi, pensare di morire come se fossimo i primi della lista. Ma vi siete mai chiesti, una volta cacciata via questa gigante nuvola di paranoia autolesionista, quale sarebbe la nostra vera funzione? Io non lo so, so soltanto che ho una voglia disperata di continuare a vivere per sentire il mio occhio innamorarsi delle cose che reputa belle e che vuole registrare nella camera oscura del mio cervello ballerino, ma allo stesso tempo non riesco a sottrarmi al piacere del dolore. Che sia fisico che sia mentale, il dolore è la macchia che ci rende tutti uguali. Volente o nolente siamo costretti a subirlo e ad esercitarlo. Sia io che Iside e altri esseri disgraziati ne siamo la testimonianza carnale. Non si può nascondere. Le nostre braccia sono piene di geroglifici indecifrabili persino a noi stessi che non abbiamo l'orgoglio di mostrare né di occultare. Non solo perché non abbiamo i soldi di mister Marilyn Manson che si è fatto ricucire dal primo chirurgo cocainomane mangiasilicone di Beverly Hills, ma perché di fatto rappresentano lo schifo che siamo e cioè tavole di segni senza comandamenti. Questo è un lusso, l'antipasto dello spleen più inutile. Questo significa CADUTA VERTICALE, Patrizio alludeva secondo un sempre efficace nomen omen all' aristocratico incedere della lama sul braccio. E mi piace pensare che l'altra me stessa sia coinvolta nell'atto voyeuristico di saccheggiare le mie mille rovinose esperienze di dolore e voi siete e sarete sempre quel cazzo di piccione fiammeggiante di Tesla, capace di creare visioni danzanti sul bordo del ponte dal quale vorrei spiccare il volo.
Un gigante VAFFANCULO.
ps: un abbraccio ad Alessandra Sballatowski che ha lanciato sferzate di piacere e distrazione sulla mia recente vacanza milanese.
domenica 4 marzo 2012
Con le pive nel sacco
Oramai siamo diventati tutti incredibilmente superficiali. Sarà a causa dell'insabbiamento della ghiandola pineale provocato a sua volta dal massiccio assorbimento di luce artificiale? I peggio di tutti sono quelli come me che sbandierano interessi per le cose complesse e profonde e poi pensano soltanto a come apparire o provocare il passante. Mi ci ha fatto pensare un dipinto: Metabolismo di Munch (http://www.paintingmania.com/arts/edvard-munch/large/metabolism-16_6173.jpg). Apparentemente il classico dipinto manifesto di quell'oscuro Espressionismo del nord Europa disseminato di amare allegorie, tetri simbolismi. Superata la prima impressione, la questione si fa intima: il colore spora una miriade di elettriche vibrazioni che anelano ad angosce, rivelano incerte perversioni universali. I viola e i verdi nascosti sotto una coltre spessa di linee ti si annodano addosso in un sadico abbraccio. Il cervello si sente appagato e scosso: il trauma è stato creato. Lontano da inutili sinossi (scritte da critici ancor più inutili) cominci a chiederti a cosa mai possa alludere la scena. E poi arriva il colpo: io ti amo opera bella, ma ho perso l'enzima che rendeva possibile il tuo assorbimento perché il giorno in cui Daguerre e Zuckerberg dovevano farsi na sega hanno preferito pensare. Antropocentrizzando ulteriormente il mondo hanno reso mostruosamente parziale il nostro sguardo sulle cose. Seguendo la scia del male, cavalcando l'onda nera dell'apocalisse, non ho potuto che mordere la apple-mac e e trovo assai ironico, arrivati a questo punto, constatare quanto quel dipinto (presenziato per l'appunto dai due progenitori) possa alludere profeticamente al mio tecnologico peccato.
- Mio dio mio dio perché mi hai abbandonato?
- Avevo finito la benzina!
Mentre formulo noie e paranoie il cuore di Lucio Dalla si ferma.
Vorrei tanto mettere una piccola parrucca al mio iphone, installarci sopra un simulatore di voce e costringerlo a dire il fatidico si!
Non riesco a dormire.
Durante i movimenti peristaltici della notte, la bellezza di certi ricordi non troppi recenti si amplifica e ti rendi conto che, per quanto tu possa essere sofisticata, saranno sempre le piccole cazzate filo-shōjo manga a rimanerti incise sul molle budino cerebrale. Un pomeriggio di un annetto fa, con la voglia di trascorrere un pò di tempo con il mio amico Ciccio Carpanzano (una creatura oltremodo singolare a metà tra un kamikaze e uno stupendo alieno grigio venuto da non so dove), mi venne la geniale idea di andare al Decathlon (quel negozio che vende attrezzatura e vestiario per sportivi, ma frequentato solo da obesi e gente con le pinze arancioni per capelli in testa) con lui e qualche suo amico. Stavo male per via delle mestruazioni. Pallida com'ero mi mimetizzavo coi palloni da pallavolo. In tutto questo, per fare la figa e tentare di alzare un pò il livello della clientela del posto, m'ero tirata con tanto di scomodissimi tacchi autoinfliggendomi un'infelice deambulare. Perciò' immaginate sta zombie (mestruata, dolorante, ma benvestita, col cervello dissociato) vagare per sto nonluogo dell'assurdo sportivo e trasformare i vari settori in stazioni della via crucis. Senza accorgermene, tra la fila delle mute subacquee e quella dei costumi hawaiani, mi ero assorta completamente nel dolore. Ciccio con aria esclamativa mi dice: << ma ti stai annoiando? Sei strana! >>, ed io: << No! Assolutamente!>>. Geniale indagatore della mia ipocrisia, lui mi prende per mano quasi strattonandomi e mi porta via, lontano, nel settore dedicato alle esche artificiali. Che carino che è stato. Mi ha preso proprio all'amo. Ma bisogna scordarsi di questi momenti perché risiedono come illusioni nella memoria ormonale del disco rigido vagina. Dati praticamente inutili. Microaborti poetici obsoleti a sistemi di lettura maschili. Basta un attimo di malinconia che ne generi altri. Inutili!
Camminando per i navigli di Milano una tabaccaia si lamentava sul come il suo negozio, posizionato all'ombra, stesse fallendo a causa del bel tempo. I passanti, di fatto, preferiscono camminare al sole. Questa cosa mi ha turbato in modo inspiegabile. In un momento ho visto il sole cancellarsi e il lato oscuro della luna tracciare il contorno nero degli elementi del paesaggio. Ho colto la tremenda fatiscenza del' immondizia galleggiante per il canale prosciugato, il lavoro dei pesci che si divincolano nella melma di un'acqua troppo bassa, la cagliata urlante del cemento assolato che cazzo, no! Non è da bere ma mi fa stare bene in antitesi con le gonne country antipatiche delle ragazze vestite fashion in modo spersonalizzatamente personalizzato. Mi piace camminare per questa città, risveglia la parte mafiosa che è in me. Milano mi fa lo stesso effetto della pasta a forma di ruota: mi lascia perplessa e mi spaventa, ma allo stesso tempo mi affascina profondamente come tutte le cose che reputo mostruose. Io sono pastaruotafobica e Milano l'ha capito. Le strade mi scacciano addentando le mie scarpe vertiginose. Cado. E stommmmpp! E' bello precipitare in una valle verde!
mercoledì 29 febbraio 2012
Uomini che scoprono le trombe
Sono reduce da una discussione accesissima con il professor Salvo Palazzolo che soltanto di recente, svegliandosi un mattino, ha appurato di avere un augello canterino appiccicato sul basso ventre. Ma che carino! Il punto è che da quel momento in poi ha deciso di farti pesare la presenza del fallico insaccato sbandierando, con stereotipatissime formule da maschio alfa-dolce&gabbana, il fatto che la sua creatura di carne, il suo vigoroso tremors riesca (teoricamente) a mietere vittime e a conquistare implacabile qualsiasi femmina della specie umana. All'uomo italiano contemporaneo non resta che appendersi al proprio cazzo nel goffo tentativo di darsi un tono perché non c'è proprio più nulla da fare. Poca merce da vendere, solo un pò de frutta sfatta e carne putrida attaccata da mosconi. Diderot, Freud o Rutherford il cazzo riuscivano a trovarselo già tranquillamente da soli, senza troppi esercizi empirici e in più trovando pure il tempo di lanciarsi in imprese culturali che hanno cambiato profondamente il mondo e la storia. Poi c'è gente che usa il proprio membro in modo creativo alterando la realtà con semplici gesti esilaranti. Una mattina, ad esempio, uscita presto di casa ho assistito ad una scena unica: un rom pisciava in mezzo alla strada e un bolognese con fare borghese lo apostrofava pateticamente a mò di maestrina, senza ricorrere manco ad una misera parolaccia, ma solo a tristi eufemismi da minestrone Bonduelle della serie 'cicici' 'papapa' 'sto cavolo' 'sta bietola' etc etc… Quello, di tutta risposta con la minchia ancora per aria, non solo continuava a spruzzare urina a volontà, ma se la rideva sotto al magnifico baffo inbirrato (che persino Roberto da Crema avrebbe invidiato) sbattendosene di brutto. Odiare i Rom è facile, ma bisogna ammettere che sono loro i veri fighi stronzi pulp della situazione!
A quattordici anni Noto (SR), una città che tra l'altro è piena di zingari ma dove a fare da padrone sono i pazzi, mi pareva New York city. Con il senno di poi mi sono resa conto che, una volta varcato quel pezzetto di terra oltre la porta di casa-colonne d'Ercole, non si può fare più a meno di spingersi oltre, sempre più in là, fino ad arrivare al punto in cui non è più la meta l'obiettivo da raggiungere, ma l'andare. Certo, a seconda del singolo carattere delle singole persone questo istinto che ti porta a violare i confini può essere più o meno sviluppato. Alcune persone, per la felicità di Ariosto, si accontentano di girare il mondo platonicamente, io, invece, non riesco proprio a darmi una frenata. Mia mamma lo dice in continuazione: << VILLANTI! >> che tradotto sarebbe un pò come dire 'girovaga!', 'nomade del cazzo!'. Tenere testimonianze di un'età ancora non troppo lontana: nella bolgia dei neofiti dell'asilo, un ampio dripping di nasi mocciolosi frignava per tornare dalla mamma; io, al contrario, non vedevo l'ora di cominciare la nuova avventura, contenta di trascorrere il mio tempo lontano da casa. Bruciare le tappe, aspirazioni naif d'indipendenza. Prima sigaretta? Dodici anni. E da lì non ho più smesso di fumare e fin quando avrò vita in corpo e la tosse o il cancro non mi distruggeranno, io continuerò a fumare.
Quante volte per compiacere qualcuno vi è capitato di cambiare occasionalmente abitudini? Per questa motivazione mi sono ritrovata a tollerare cattolici, a bere Southern Comfort, guardare film che contemplavano la presenza di Massimo Boldi, mangiare balene essiccate, parlare a voce bassa, ma ancora peggio a non fumare. Al già citato Axel l'odore del fumo nauseava perciò mi è toccato smettere di fumare per due anni di fila (e cioè in quel lasso di tempo in cui sono stata insieme a lui). Perdonami Dio Catrame perché ho molto peccato. In mia discolpa posso avvalermi del fatto che appena io e lo stronzone antifumo ci siamo lasciati ZAKKETE!
- Buonasera, posso avere un pacchetto di Camel lights per favore?
Via la plastica, strappo la stagnola con mano ferma, tiro fuori la prima sigaretta e la rimetto a rovescio nel pacchetto per chiari motivi scaramantici, afferro la seconda. Dalla tasca piglio l' accendino comprato nuovo di zecca per l'occasione e fiuuuu: accendo, tiro, respiro, fumo. Aaaaaaaa...
HO CAPITO COSA INTENDEVA IL MAITRE CHOCOLATIER DI LINDT QUANDO PARLAVA DI SCIOGLIEVOLEZZA CHE ARRIVA FINO AL CUORE!
Da lì in poi ho capito quanto sia importante seguire se stessi anche se si rischia di essere delle retoriche marionette controllate dai vizi del cazzo. Poi c'è a chi il vizio gli dona e a chi no. Ci sono vizi più sfigati e vizi più graziosi. Tipo a Bologna c'è una strana tipologia di gente malata col vizio scemo di collezionare nomi di gruppi insignificanti che suonano tutti allo stesso modo. Più nomi conosci più sarà facile ottenere il lasciapassare alla socializzazione con l'uomo esperto dal passato turbolento frequentatore di centri sociali che dovrebbe con il semplice gesto dell'affiancarti denotare il fatto che tu sia un animale potente e rispettabile. Così, ciccioni frustrati esperti dell'underground e nerd smagriti in botta col ricercato ti parlano degli sbraisisghenz dalla Lettonia o della famosissima one man band Black the altar of the bloody queen on the coast of my heart will go on but an affondate Concordia cia' scassat lu caz and you are all fottuti in the black sea of a season of the lamb of God. MA CHI SPACCHIO SE NE FOTTEEE??? E tu, chi cazzo sei? Cosa mi sai dire su di te? Guarda, parliamo pure di quei cazzo di gruppi basta che non ti guardo i piedi, i tuoi sono orribili. Perché cazzo ti sei messo i jeans strappati, il chiodo e le infradito? Io su questa cultura underground per adolescenti ritardati già globalizzati negli anni ottanta col gilerino di jeans e le toppe degli iron maiden ci piscio sopra come quel rumeno per strada. Quello si che è estremo! Quello te suona la balalaica intanto che ti battezza la MINI cooper (che cazzo di macchina frocia), quello ti acceca posizionandosi di sbieco sotto il sole a bocca aperta col solo uso del dente d'oro. Ma dai facce di merda! Anch'io sono stata intrippata con certe cose, ma dopo un tot di anni a parlare di montagne gelate, stalattiti sul culo del Diavolo, chiese bruciate buone per farci l'arrostita di maiale, incantatrici della notte darkettone malvestite, incubi e succubi, cerberi e pentacoli, demoni volanti simili a goRmiti, draculi, catene, borchie, capelli ricciolini (pochi) effetto bagnato appiccicati sulla testa, lapidi, ossa finte alchemy gothic da catalogo postalmarket versione meno porno e più metallara: BASTA! Come minimo voglio giocare con la casa di barbie per un anno giusto per cabià aria. ECCHECCAZZO.
ps. http://www.youtube.com/watch?v=YLpvoil4fZQ
mercoledì 22 febbraio 2012
Carnival Corpse
Un classico: giustificare le cose brutte dell'amore con l'aggettivo romantico. Se travagliato, se disperato, se sofferto quell'amore sarà romantico. Eh?
Dopo una vita di mistificazioni ed idealizzazioni mi fermo. Mi ritrovo seduta sul sasso gelido del deserto Cinismo basita e pieni di dubbi. Ebbene? Tutto qui? Il fatto è che Nietzsche c'aveva proprio azzeccato. Come macchine programmate a compiere un lavoro tanto inutile quanto superato siamo rimasti bloccati in questo fottutissimo bug. Giriamo a vuoto col finto sogno dell'amore, esattamente come quelli che nell'Ottocento infilavano Dio ovunque non riuscendolo più a trovare da nessuna parte. Il vero problema è che questo spargimento vano, disperato e ipertrofico di ideali porta all' annichilimento dell'ideale principe. Ma mettiamo caso che, una volta scoperto questo dato, io non mi arrendessi, che non mi rassegnassi, dove li trovo gli aggiornamenti per sanare il problema? Da dove li scarico? Guardando 'La Foresta dei Sogni' ( http://it.wikipedia.org/wiki/La_Foresta_dei_Sogni ) ho avuto l'ennesima epifania alla De Musset: la deriva è il punto. Nulla di nuovo. L'amore sta proprio in quel lento protrarsi di nulla, in quell'agonia lunga quanto il tempo che intercorre tra la domanda e la risposta di Chi vuol essere milionario. Potrò mai accettarlo? Io che mi sveglio la mattina peggio di un animatore di acquafun, io che faccio delle cose inutili giubilo? Beh, c'è sempre la terapia dell'assurdo, questo è vero, che consiste nell'accettare l'inaccettabile, nello spingersi in quell'eccesso che come dice Sir Guglielmo Blake porta alla saggezza. Del resto, Luciano ha ricevuto le stigmate da un panzarotto bollente, Iva Zanicchi e Carmen Russo non imputridiscono, un nano vagava per l'arte fiera con una bici e quando gli piaceva un dipinto t'arrotava pur di vederlo meglio e nessuno gli diceva un cazzo! Insomma visto che la realtà è più allucinata della fantasia, io decido di assecondarne gli aspetti più surreali scontando tutte le conseguenze che un sistema tanto anarchico comporta: eccessi di bellezza, violenza, tristezza, mancanza di regole sensate, squilibri dell'animo etc etc…nel tentativo di fottere quel dannatissimo bug,
No. Questa è retorica del cazzo. Cancella tutto. La storia degli eccessi è buona per chi ha un cazzo che penzola in mezzo alle gambe, ma per gli esseri androgini come me o che hanno avuto la sfortuna di nascere con un senso dell'etica pari a quella di Emanuello Kant, non ci sono che tre soluzioni: 1.suicidio; 2.baciare un cavallo; 3. buttarsi nella musica napoletana neomelodica (la cosa più estrema che sia mai stata inventata). L'etica t'ammazza.
A quattordici anni seguendo la nera modaiola via di tutto quello che erroneamente viene individuato con l'aggettivo 'dark' credevo di essere nata per amare cose come morte, oscurità, cadaveri, malinconie, lacrime e robe così. Poi crescendo mi sono resa conto che lo stupido gioco mimetico-adolescenziale che tutti esercitiamo, in alcuni casi è sintomatico di una malattia vera, simile a quella che ho intercettato in Sopor Aeternus. Giù, molto più in basso della superficie ho trovato uno specchio e lì mi sono riflessa abbagliandomi. Io sono fatta di sole, posseggo lo slancio vitale, il sangue mi arrossa le gote e con quel discorso di morte e basta non c'entro proprio un fico secco. Si tratta di una semplice conseguenza. E' l'impatto con l'atmosfera che mi riduce al minimo. Ecco perché i vestiti neri: sono bruciati! E dunque?
Non mi resta che proporvi un esperimento che mi è venuto in mente il giorno di San Valentino: scrivete una lettera d'amore al/alla vostra/stro(nzo) amata/to usando come carta da lettera un salume a vostra scelta, poi richiudetela e spedite il tutto all'indirizzo del vostro mal capitato (le soluzioni del gioco a piè pagina).
Che sia mortadella spedita, cavallo, odio o amore è l'azione che ci salverà. L'unico momento davvero indipendente e libero che ci rimane. E nel ripetere questo antico adagio non faccio altro che confermare la mia natura di Ipocrites (vedi significato). Dioniso addicted!
p.s. lo sapevate che a causa dell'alto tasso di conservanti che assimiliamo ingerendo cibi confezionati s'imputridisce molto dopo dentro la bara? Cioè, questa si che è la morte del romanticismo: 'Oh si, amor mio, le mie carni non sono state lese dalla ferocia nera della Morte, ma anzi, sono risorte come quelle del Cristo o dell'araba Fenice grazie alla girella o al tegolino!' Ahahahah
SOLUZIONI DEL GIOCO
1. Se il vostro amato non vi vuole più parlare può darsi che sia a)vegetariano; b)si trovava in Giappone e dopo sei mesi lontano da casa trovando la cassetta della posta piena di vermi usciti da una busta firmata col vostro nome ha contratto la peste ed è morto
2 .Se vi ha risposto con un bacio stampato su di una fetta di carne montana, lasciate stare. Avete appena incontrato il corrispettivo contemporaneo di Chikatilo!
3. Se il destinatario non ha manifestato reazione alcuna può darsi che il postino si sia fatto un panino
sabato 18 febbraio 2012
Anatomia di un tortellino
Ieri sera a casa della Cummari ho scoperto quanto sia difficile disegnare la sagoma di un tortellino stilizzato. Provateci cazzo! E' la natura stessa del tortellino ad essere sibillina. Allude a quella umana. Io, ad esempio, sono completamente finta. Non faccio altro che sparare cazzate volgari che suonino presumibilmente estreme per non incorrere nel rischio di essere vista. Mi nascondo dietro al cespuglio della mia idiozia come Anna Varney dietro ad una vagina invisibile. Ma se lo faccio è solo perché non mi piace infilarmi nella formina del ghiaccio. Non m'interessa avere un risultato certo una volta eseguita una determinata azione. Come con l'acquaforte. Qualche anno fa io e la mia amica Iside eravamo l'anima del laboratorio di incisione. Lo avevamo trasformato in una piccola Broadway. Animavamo l'aula ancora puzzolente dell'alito di Morandi con canti e balli nonsense. Una cosa insopportabile. La nostra professoressa Stanghellini, ferrata in cabala e illustrazioni infantili, se la rideva e trovava sorprendente la malata complicità di noi due minchione. A parte le alte ragioni che ci uniscono visceralmente e che adesso non sto qui a dire, io e la mia sista (Iside) andiamo d'accordo per davvero. Certe volte vorrei chiuderla sotto una campana di vetro e tenermela in casa. Con la nostra unione amicale abbiamo spezzato la verde linea della lega che ci separava spiritualmente.
Ad ogni modo, a parte qualche matricola troiazza che frequenta l'xm 24 pogando come farebbe mia nonna punta da un'ape, con le venete ci vado proprio d'accordo. Ne ho conosciuta un'altra, matta come un cavallo: Giorgia Fincato. E fidatevi se vi dico che ha proprio un diavolo per capello.
Dopo giorni di terrore siberiano bianco su bianco, degno del Fellini di Amarcord, è tornato il sole. Mi pare di sentirmi innamorata, un carciofo scaldato nella serra di camera mia. Chet Baker cade a fagiolo. Ascoltarlo all'imbrunire è come mettere il collo sotto l'acqua calda per un'ora fino a farlo cuocere a bagnomaria (come ama fare qualche Gioidano di mia conoscenza). Banali e retorici, ma sempre rituali sono. Mia mamma adora sgranocchiare la crudité di finocchio. Masticandola fa tanto di quel rumore da raggiungere in una eco Bologna. C'ha proprio i denti a prova di mentadent. Ma in fondo quel fracasso orale mi piace e mi manca terribilmente.
Al contrario del profumo di Massimiliano Raffa. Ieri l'ho incontrato e sta essenza de scimmia mi si è appiccicata addosso. Ma che minchia è? Dovrebbe essere strategico? Ammaliante? Se ho voglia di sentì tanfo di cane bagnato mi basta entrare in accademia e inspirare profondamente. Boh!
p.s. volevo omaggiare Emanuele Sangregorio con una sua fantastica citazione omofobica tratta da skype a proposito di un transone milanese:
[15/02/12 20.29.17] Emanuele Sangregorio: dorian gray
[15/02/12 20.29.40] Emanuele Sangregorio: nobile, che soddi, purpissimo
colgo l'occasione per precisare che NON SONO GAYFOBICA! Ogni qual volta troverete delle battute a tal proposito sappiate che si tratta solo di una delle tante declinazioni del mio odio. Niente di personale. L'unica categoria che disprezzo veramente sono gli idioti, di tutte le nazionalità orientamento sessuale altezza età etc…
mercoledì 15 febbraio 2012
Il pipistrello a dondolo
Agli antipatici preferisco i traditori e gli ipocriti.
Il bar accanto al Modoinfoshop conosciuto meglio come il 'Modo' fa schifo. Tutti i baristi sono,appunto, antipatici. Con la barba incolta che fa radical e il pantalone da indiettaro (aggettivo derivato da 'indie', parola usata per indicare una serie di cose gay) elegantino-casual che fa chic, ti lanciano occhiate che manco triglie cotte al forno e contemporaneamente morse al culo da un alano incazzato, te stanno a lancià. Una volta Tiziano Cascioli (una specie di santone indiano abruzzese Vishnù che s'aggira per casa mia) gli chiese gentilmente ad uno di questi <<un montenegro, perfavore>> e lui col bastone in culo rispose: <<QUI NON SI SERVE MONTENEGROOO!>> detto col tono del tedesco che dice << qua non serviamo gli ebrei>>. Poi ogni volta che ci torni secondo un fenomeno che non so se identificare con l'Alzheimer o con il materializzarsi di una realtà tipo triangolo delle bermuda ma in miniatura, torni da straniero. Ti trattano come se non si ricordassero di te o come una matricola da inculare al militare. Mapperfavore! Cor cazzo che ci torno! Mi sono già trasferita da Miki e Max, n'cul a mammt!
Tutta questa situazione è quasi fastidiosa come quei cazzoni del mio paese che si ostinano a parlare in italiano col barista rosolinese, in un tionfro di splendente provincialismo prima maniera. O come quando ti ritrovi alla rimpatriata delle superiori e intanto che ti mangi una pizza vera che non sa di caccole di pachistano o glutammato cinese, ti tocca parlare con una modicana-fiorentina, una ragusana-romana o una sciclitana-milanese. Ma almeno queste lo sforzo di emigrare l'hanno fatto e sono perdonabili. C'è invece la mia acerrima nemica Tiziana (che sarebbe pure la più cara amica che io abbia mai avuto in passato) che ha preso a parlare in un italiano strano, sibilante e trascinato. Un remix della voce di Ivana Spagna e quella di un messinese trasferitosi nel Sudtirol. Uno schifo che non ti dico. E nella mia testa mi ripeto << Sveglia Mariachiara! La tua amica è morta! >>. Insomma, risulta chiaro alla mia tredicesima personalità che questo odio sconfinato che provo per le cose più disparate, come ad esempio la lingua italiana, non è altro che l'ennesima sublimazione dell'ODIO più grande che io abbia mai provato e cioè quello che nutro nei confronti del mio paese. Rosolini è pessimo, abitato da gente insulsa e volgare con la quale è meglio non avere a che fare. A volte, grazie a Dioniso, ci sono pure delle eccezioni. E' il caso di Giorgio Cavallo, con il quale posso concedermi i il lusso di parlare apertamente di qualsiasi cosa. Come la mattina di Capodanno, quando, davanti ad un bar di Noto, con tanto di aria gelida tagliente, stanchi come melanzane marce e ancora mezzi ubriachi abbiamo intavolato una discussione sui microfoni laser ad alta sensibilità. Ma ci sono altre creature degne di essere ricordate. Come Corrado Leone (demiurgo di arduini e altre diavolerie) che considero il mio migliore amico in assoluto e che ultimamente, tra l'altro, si è unito spiritualmente a Giovanna, un'altra personaggia, monomaniaca dei gatti bravissima maker di dolci insuperabile bar girl disprezzatrice professionista del paesello malato.
A Bologna invece parlano un italiano tutto loro. E' risaputa la storia delle 's' che sono 'sh', delle bestemmie in ogni luogo, della piada, dei regaz, dei turtlen etc etc alle quali aggiungono vagonate di parole sprezzanti la gente del sud quali 'terrone' e altre belle paroline che sinceramente fanno ridere solo i bolgonesi. C'avete rotto il cazzo. E' OFFENSIVO.PUNTO. Una volta sono andata al bowling di San Lazzaro di Savena a giocare con il mio ex ragazzo Axel e alcuni suoi amici, tra i quali un certo Andrea. Un buzzurro non particolarmente acculturato, non spiccatamente simpatico. Un tubero che respira, in sintesi. Sto stronzo, trascorso un pò di tempo, non contento di vedere palle rotolare come si conviene ad un uomo primitivo della sua stirpe, comincia a chiamarmi con appellativi quali 'terrona', 'Babuzzi' (tratto dal film 'The snatch' -effettivamente questa era carina-) nel tentativo di canzonarmi per il mio modo di parlare. Io, in tutta la mia intelligenza, con l'intenzione di catalizzare l'odio e di sottolineare il mio stato di estraneità tribale a quel gruppo di provincialotti emiliani, non ho potuto che acchiappare i miei due cellulari decorati con cazzate kawaii (quella specie di portafortuna che si vedono penzolare dai cellulari) e appenderli al piercing del labbro inferiore facendolo allungare, così, di diversi centimetri. Per quanto geniale e teatrale, la cosa non servì a molto e visto che la patata umana non la smetteva più di sfottermi, lo scoppio della guerra fu inevitabile. In tutto ciò Axel non sapeva proprio come gestire la cosa: difendere l'amico grezzone o la strana zita siciliana? Beh, il dubbio rimase insoluto. Così, magnanima com'ero, mi toccò perdonare ben due bolognesi anziché uno. Per fortuna quel campagnolo di Malacappa non l'ho più rivisto. Con Axel i rapporti sono migliorati. Questo perché ci siamo lasciati! Se prima ci tiravamo i martelli e ci minacciavamo di morte con il taglierino, adesso riusciamo a commentare civilmente la squallida gente che s'aggira per l'Esselunga di zona Massarenti. Ora, sicuramente ti aspetterai millemila celebrazioni e squilli di tromba, caro il mio Axel, e invece no! Tiè! Devi ancora scontare la colpa di essere andato in quella merda di Decadence.
ps: ho appena scritto un commento sulla pagina youtube di JAx degli Articolo31. 'Mi dispiace per il tuo handicap J'. Aahahahaha. Madò quanto è brutto!
Iscriviti a:
Commenti (Atom)















